190 RELAZIONE DI FRANCIA quelle imperfezioni che sogliono bene spesso accompagnare la gioventù. Questa elezione fatta per il consenso della maggior parte a similitudine di quelle dei governi, causava tra preti e frati e uomini di roba lunga una lodevole concorrenza di dottrine e di costumi, sperando ognuno con questi mezzi (nè s’ingannavano) dover essere nella concorrenza anteposto al compagno. Così le virtù avevan luogo, e così i popoli erano bene edificati e confirmati dalla dottrina e buona vita dei pastori, a tale che non senza causa fiorivano allora in quel regno le lettere e la religione più che in altra parte del mondo. Le quali due cose forse, anzi senza dubbio, regneriano ancora se al tempo del re Francesco I un Antonio di Prato cancelliere (che fu poi cardinale e legato), sdegnato , come dicono alcuni, di non essere sialo eletto vescovo di una ciità che esso desiderava, o, secondo altri, troppo curioso della grandezza del suo re, non avesse persuaso al re Francesco che richiedesse la nominazione di tutte le cattedrali del regno, onestando la domanda con dire che si commettevano molte simonie nell’ elezioni de’ superiori. Ebbe finalmente questo indulto da papa Leone, largo distributore delle cose della Chiesa. E dicono che, quando il re ricevè la bolla, indovinando il male che da essa ne doveva succedere, voltosi al suddetto Antonio di Prato, dissegli : « Questa bolla manderà me e te a casa del diavolo. » Nè forse si è ingannato, perchè, laddove questo privilegio si domanda il concordato, più propriamente (dall’effetto che ne procede) dovria chiamarsi un accordo col diavolo. Perchè quel re, liberale e buon compagno, cominciò a distribuire i vescovadi a petizioni di dame, dare l’abbazie in mercede a soldati, e finalmente gratificarne ogni sorte di persone, senza porre in considerazione le qualità loro. Successe poi il re Enrico che non fece meno ; a tal che in breve tempo tutte le chiese di quel regno, o poco meno, andarono in mano di genti che ad altro non pensavano che al semplice utile che di esse riceveriano. Così fu levata la speranza ai preti letterati, ed altri, di avere il premio delle loro fatiche; senza la quale rimasero dagli studj e si diedero anco essi ai comodi della vita. Questi nuovi pastori posero alla cura delle