DI GIOVANNI CORRERO. 1569. 187 vero prese a viva forza. E così la guerra si è ridotta lontanissima dai loro soccorsi in un angolo nell’estremità del regno : che è stata senza dubbio la salvezza di esso. In questa guerra anco abbiamo veduto ¡1 principe d’Oranges entrare in Francia, e con un grosso esercito venir minacciando con parole alte e superbe, che non si diriano ad un duchetto, non che ad un re di Francia, trascorrere da per lutto, mettere in grandissima confusione la città di Parigi e far fuggire il re; poi serrarsi in qualche luogo forte invece di unirsi col principe di Condè, e al manco male costringere quella maestà a far pace a modo de’ suoi nemici. E in luogo di far questo (che lo poteva fare, come posso io discendere da questa renga) se ne sta dei mesi continovi a mangiare, bere e darsi piacere ; dà tempo al re di convocare le sue forze che erano sparse in diverse parti lontane, di farne di nuove, d’andargli contro, e con I’ ombra solo e con la voce cacciarlo del regno : gli dà tempo di domandare nuove genti al fratello ; col quale aiuto combattè, vinse ed ammazzò il principe di Condè (1). Di più morirono di lor morte Gianlis , ed Andelol, con diversi altri principali, in pochi giorni ; e finalmente anche il duca di Due Ponti (2). Queste operazioni non possono essere attribuite a laude di alcuno in particolare ; anzi è necessario confessare che più abbia fin qui combattuto Domeneddio per il re di Francia, che non hanno fatto i francesi. Ora che fine possa avere questa guerra, è difficile a congetturare. Si suol dire che gli uomini fanno le guerre, e Dio dà le vittorie. Pure, per quelle ragioni che cadono sotto il senso, dirò che se quelli che fanno professione di essere buoni servitori del re, vorranno fare il debito loro, e cercheranno dì espedirsi, sua maestà può sperare ogni felice successo, perchè è superiore ai nemici di cavalleria, fanteria e artiglieria, e anco di munizione ; ha il paese per sè, tutte le terre principali tengono per lei (3) ; ed in fine ha tutti quei vantaggi che possono essere desiderati in una guerra. Ma se anderanno (1) Nella battaglia di Jarnac perduta dagli Ugonotti il 13 marzo 1569. (2) Wolfang principe di Neuboorg e di Sultzbach. (3) Quindi diceva Coligny: les grandes cités sont les sépulturts des armées.