272 RELAZIONE DI FRANCIA l'ambascialo!- di Venezia. Gli altri sedici mesi ho passati in continui viaggi fino all’estremità del regno, nelle nozze del re, e nell’ entrata regia della maestà sua e poi della regina in Parigi ; nelle quali occasioni si son trovati ambasciatori di tutti i potentati cristiani in quella corte, e tutti i principi e principali del regno. E queste occasioni son della sorte che san molto bene quelli che si son trovati alle corti, e massime a quella di Francia, in queste e simili occorrenze ; le quali, sebben son state con qualche mio interesse e anco pericolo , niente di manco mi sono state veramente grate ; perchè conoscendomi poco atto a poter osservar cosa da riferire che fosse degna di questo Illustrissimo Consiglio, sentiva nei viaggi contento di veder con i propri occhi il reguo fin sulle frontiere, per poter avvertire la sua grandezza, la quantità dei popoli, I’ abbondanza e la fortezza, e anco più facilmente e certamente intender 1’ entrata che il re ne cavava e quello che spende. Nelle guerre avevo modo di riconoscer le forze di quella corona, così da terra come da mare, e massime della fanteria e cavalleria, non solo proprie del regno, ma della Svizzera, Alemagna e Italia, e insieme quanto valesse ciascheduno dei capitani principali. Nelle occasioni poi delle trattazioni così importanti della pace, per la qual causa erano alla corte tutti i principali del regno cattolici, e dopo conclusa essa pace, tutti j principali ugonotti, ho avuto modo d’intender gli umori di quel regno, e principalmente nella materia della religione, così quanto allo stato nel qnale la si ritrova, come quanto alle cause e occasioni di essa, e i rimedi che gli si son posti e gli si pongono. Dalle quali continue e importanti trattazioni, e dall’ esser stali per queste cause a quella corte ambascia-tori dei principali potentati del mondo , ho cavato quel poco giudicio che ho potuto della mente e della inclinazione di quel re verso gli altri principi. E però di queste cose ne ho dato alla Serenità Vostra quel conto che ho potuto, se non con quel modo che si conveniva alla cosa della quale ho parlato, e alle persone alle quali 1’ ho riferita, almeno certo con fedeltà e sincerità. E se ho detta alcuna cosa, la quale o sia stata