DI GIOVANNI MICHIEL. 1575. 359 farne de’ nuovi, medíanle 1’ autorità e il potere che acquistano. Il medesimo avviene a quelli che son della fazione contraria, perchè essendo monsignor d’Anvilla reputato uno de’migliori capitani, e non essendo alcuno nella sua fazione che ardisca competer con lui, ma rimettendosi tutto ad esso ; egli con la guerra viene a dominare, come che in poter suo e dei suoi si trovi buona parte e la miglior del regno, oltre le secrete intelligenze e favori che ha tanto in Germania quanto in Inghilterra. Ed è tenuto anco che s’intenda con i ministri di Spagna, importando grandemente a tutti questi di tener più che possono viva la divisione in quel regno, e la guerra civile. In modo che con questi appoggi e eon queste vie si vede che ardiscono, e par loro di poter competere e stare al pari del re. Perchè dove il re nella guerra spenderà a migliaia, essi non spenderanno niente, almanco di lor proprio, ma di quello d’altri e del re medesimo. E dove il re si distrugge, essi all’ incontro aumentano tutte le cose loro, che con la pace converriano che si perdessero insieme con l’autorità e col seguito, con pericolo di non averlo più. Fino dunque che dura l’inimicizia fra queste due fazioni, e che una di loro non resti distrutta, può la Serenità Vostra (per giudizio di quelli che intendono le cose di là) disperare della pace e vera quiete del regno con l’intera obbedienza al re, nella quale sta il tutto. E se pur per stanchezza o per via di tregua o d’ altra sorte di sospension d’ arme si riposasse qualche tempo, tutto servirà per via d’intervallo, fin tanto che, rimessa che si sia una parte o l’altra, sia in termine di poter suscitare nuovi re-mori (1). Da queste cose adunque può la Serenità Vostra considerare qual sia lo stato del regno, e quello che intorno alla quiete e ai disturbi di quello si possa più o sperare o temere. E sebbene il rimedio a così lunga e grave infermità fosse il diversivo di una guerra esterna (la quale non potrebbe essere se non o in Fiandra o in Italia); nondimeno, oltre che non sono in termine di pensarvi per ora, quando il re pur pensasse d’impiegarvi il fratello, con alcuni di quelli di Momoransì (1) « Le paci degli ugonotti erano come le febbri quartane » (Muratori).