1)1 MATTEO DANDOLO. 1542. 41 di concorrere monsignor ammiraglio, che ebbe quella terribile sentenza principalmente da lui. È anco il dazio del vino molto grande in ogni luogo, e così quello dei sidri, che sono vini di pomi, de’ quali vivono molti paesi di Normandia e Piccardia, e così sopra la birra e cervosa. La decima del clero veramente si può del lutto quasi affermare per ordinaria, e così intendo ch’era anche anticamente, la quale, battute le spese, importa 400,000 franchi, e ora si chiama donativo del clero ; del che, come ora un anno scrissi alla Serenità Vostra, sua maestà s’è deliberala di non dimandar licenza altramente al papa, facendo che paia che lei, che dona lutti i beneficj della Francia , sia donata dalli beneficiati di tanto. E la forma che il re tiene in riscuoterla è questa. Manda una lettera firmata di sua mano col suo sigillo a ciascheduna chiesa, dicendo che ha bisogno per gli affari della corona, onde prega di esser sovvenuto da detta chiesa di tanto ; il qual tanto vien compartito per il capitolo di quella, e di subito scosso e mandatogli ; nè è persona ecclesiastica, dall’ anno passato in qua, che non se l’aspetti così per ciascun anno ; e fino al partir mio mai n’era stata fatta parola in contrario nè a sua maestà per nome del pontefice, nè al suo oratore dalla santità sua. È poi sua maestà cristianissima padrona di tutti i benefizi ecclesiastici di Francia, che quanto ne possa importare l’entrata facilmente si può comprendere dalli 400,000 franchi che imporla la decima ; la quale intendo ancora essere, come da noi, posta più bassa assai dell’entrata. Sonovi 14 arcivescovati, 140 vescovati, abbazie e priorati grossi d’entrata presso che 1000, quali sua maestà conferisce tutti ; dei quali sono molti che hanno così il temporale come lo spirituale. Ha poi sua maestà 1’ entrata di Savoia, della contea di Bres e del Piemonte, nè più nè meno di quello che aveva il duca; che sebbene è poco, ella non ha voluto da quei popoli più, per non li fare malcontenti di esserle soggetti. E mons. di Butieres, collega di mons. di Langey a Torino, mi disse non ne aver sua maestà d’entrata che seimila franchi 6