t» MICHELE SORIANO. 1562. 131 mente ogni malcontento s’accostò a quella parte, sperando con questo pretesto della religione d’ avere seguito e favore per poter fare a suo modo nel governo e nel regno (1). Di qui nacque la congiura d’Ambuosa, i moti d’Orleans , di Lione e di Provenza, quelli di Normandia, di Guienna, Poitiers e d’altre parti del regno; e i sollevati erano già fatti tanto arroganti per il favore che avevano, che domandavano liberamente tempj e luoghi pubblici dove potessero fare le loro assemblee, minacciando di prenderseli per forza se non gli erano dati. E non avevano rispetto di dire che il re non aveva autorità d’Impedire che ognuno non seguisse quella fede e quella religione che gli piaceva, nè essere signore delle loro coscienze; come se il re per appetito d’ognuno fosse obbligato alterare le leggi e gli ordini del suo regno. Da queste tante insolenze mosso quel re, che era sdegnoso e severo per natura, fu sforzato pur risentirsi; e col consiglio di chi governava fece tale deliberazione, che se avesse avuto tempo di mandarla ad effetto purgava quel regno d’ una sorte, che averia dato memorabile esempio di sè nel mondo per sempre. Perchè si risolse di voltarsi tutto contra i capi principali dei tumulti e castigarli senza rispetto , che è quel solo rimedio che smorza tutto il fuoco ad un tratto. Ma trovava in questo due difficoltà. L’una, che quei capi erano persone di gran rispetto e di gran conseguenza, così per essere dei maggiori del regno, e principi del sangue, come per avere gran seguito di gente in molte parti. L’ altra, che sua maestà non aveva forze in essere da poter combattere , nè danari per provvederne; nè sapeva di chi fidarsi, avendo sospetti molti dei suoi più intimi e molli del consiglio, come 1’ ammiraglio, il cardinal Chalillon, Murillac arcivescovo di Vienna, Monluc vescovo di Valenza, Mortier padre del-1’ ambasciatore che era a Roma, ed altri. Però pensò che bisognava tenere quella deliberazione segreta fino che si provvedesse di genti, e che trovasse modo di dividere le forze e (l) L’Hôpital nel suo testamento deplora con parole commoventi lo stesso fatto (V. Mém. de Condé, I ). E De Thou : « II y eut plus de mécontentement que de huguenoterie. » (L. XXV).