DI MATTEO DANDOLO. 1542. 55 in persona. Imperocché scrisse già a mons. di Langey, poco innanzi il mio passare per Torino, che di alcuni buoni cavalli che questi si trovava non se ne avesse a disfare per modo alcuno, perchè in caso che lei venisse in quelle parli, voleva aver bene da cavalcare. Nel resto quel eh’ io possa dire delle grandezze degli eserciti non saprei, per essermi partito nel principio delle mosse; ben mi son trovato nel viaggio con gentiluomini che vi andavano per quelle obbligazioni ordinarie eh’ io ho detto di sopra, ma certo nessuno volentieri, nè con lode alcuna di questa guerra, dubitando di lunghezza e di grandissimo pericolo, e d’infinito danno alla Cristianità tutta. E queste cose ho udite dire molte volte palesemente e senza alcun rispetto da grandi e da mediocri ; e quando Polin venne il passato carnevale, eh’ io era in Parigi, con quei presenti del signor Turco al re, attesto alla Serenità Vostra che era molto mal veduto e sentito universalmente da ciascuno, eziandio dai maggiori. Verso questo inclito Stato veramente, io credo poter promettere buono e forse ottimo animo ; perchè mi pare poter comprendere S. M. cristianissima essere di natura tale che quando ben avesse ricevuta alcuna ingiuria da esso, il che non credo si possa dire, è alto a rimetterla per desiderio che ha di stringersi seco ogni dì più, siccome nel licenziarmi mi commise ch’io dovessi riferire alla Serenità Vostra, affermandole il buono e perfetto animo suo, volontà e desiderio di farle cosa grata ; il che non mancherà mai di fare, sempre che ne venga l’occasione, come ha sempre fatto, e che è di miglior animo verso la Serenità Vostra che giammai sia stalo, pregando sempre Vostra Serenità a voler ben considerare che sua maestà gli è vera e sincera amica, e non dare tanta fede all’ astuzie e modi d’ altri, per dire come lui disse. E tal uffizio mi commise eziandio molto efficacemente la serenissima regina di Navarra, la quale volle che la licenza mia da lei fosse 1’ ultima, benché 1' avessi presa una o due volte, dimostrandomi un desiderio infinito che questo inclito Stato avesse ad esser quanto più immaginar si possa ristretto con quel Regno, dimostrandomene (poiché è eloquentissima)