202 RELAZIONE DI FRANCIA noscevano bene che convenendo il re di Spagna, essendo assalilo, voltar le sue forze da queste parti per difendersi, la Serenità Vostra restava sola esposta alle ingorde voglie del Turco, e che le saria convenuto accettar ogni sorte di condizioni che le avesse voluto dare. Il qual danno di questo Eccellentissimo Stato, se ben credo che saria dispiaciuto a S. M. cristianissima per l’amore che gli porta , e per i beneficj che ha ricevuto da esso nel tempo de’ suoi bisogni, niente di manco perchè questi son principi e francesi, e la natura de’ principi è misurar ogni cosa con l’utile, e la natura de’francesi è, come ho detto, scordarsi così dei beneficj come delle ingiurie, credo che questa dell’amor che gli portano non sia la principal causa, ma che ben lo sia l’interesse proprio. Perchè vedono bene che non resta altro contrappeso alle cose d’Italia che questo Illustrissimo Stato, il quale sanno che ha, così bene come loro, l’occhio alla grandezza del re di Spagna, e conoscono che quanto più questo stato sminuisse di forze e di autorità, tanto più cresceriano quelle del re di Spagna. Però così i cattolici come gli ugonotti, per abbassar quanto possono la grandezza del re di Spagna, attribuiscono tutto il successo della vittoria alle forze e valore di questa Serenissima Repubblica, con darne pochissima parte agli spagnuoli ; dicendo che i capitani di questo Stato furono causa che combattesse, e che combattendo si vincesse ; e confermano questo col testimonio della gloriosa morte di tanti nostri gentiluomini e altri de’nostri, divulgando che non ne sian morti degli spagnuoli. Di modo che per tutto quel regno il nome di questa Serenissima Repubblica è grandemente celebrato, ed è in grandissima stima. Il che sebben le è dovuto e se lo ha guadagnato con gli effetti, e la lo merita con verità, niente di manco vien anco cresciuto per la causa che ho detto, parendo che quanto più s’inalza il nome di questa Repubblica, tanto più si abbassi quello del re di Spagna. Resta che io dica alla Serenità Vostra per quella poca ma diligente pratica che ho imparato del governo del regno di Francia e della mente del re cristianissimo, quel che si possa creder che sia per fare la maestà sua in materia o d’ entrar