290 RELAZIONE DI FRANCIA guardie del re, e quanti altri si fossero loro opposti ; con grandissimo pericolo, se si veniva a questo, che non fosse successo un mezzo fatto d’ arme ; dove senza dubbio vi sarebbe rimasta o tutta o la maggior parte della nobiltà (essendo 1’ una parte e 1’ altra molto grossa) con pericolo che in quella furia non si fosse perdonato nè anco ai propri fratelli del re, nè al re medesimo : ma si rimasero di farlo, dissuasi e ritenuti dal detto Brichemot. Così diceva lui. Ritorno all’ammiraglio ; il quale quel giorno istesso fu, il dopo desinare, visitato dal re e dalla regina e da monsignore, e invitalo per maggior sua sicurezza, e a fine di esser meglio curato, a ridursi in palazzo; essendogli detto dal re che a questo effetto s’ eran fatte sbrigar alcune stanze che teneva la duchessa di Lorena. Ma egli ne ringraziò sua maestà, dicendo che slava bene dove era. Dicono che dopo partito il re, raccontando 1’ ammiraglio a’ suoi questo invito fattogli di dargli stanza in palazzo, dicesse : Qualche matto si lasceria condur tra quattro muraglie. Quasi che essendo dentro e nei corpo della città non fosse tra muraglie e in poter del re, come si vide poco dipoi. Passò tutto questo il venerdì. 11 sabato levati i primi medicamenti all’ ammiraglio, o che fosse vero, o fatto dir così, si pubblicò che la ferita non solo non fosse mortale, ma nè manco il braccio in pericolo di perdersi; onde tanto più bravavano gli ugonotti. Perciò ognuno stava allento dove fosse per riuscir questo fatto ; non mancando mons. di Guisa, per dubbio di non esser assaltato, di armarsi, e di ristringersi con mons. d’ Ornala suo zio, e con quanti più poteva parenti, amici e servitori suoi. Ma assai presto la cosa fu finita ; perchè la notte di sabato, venendo la domenica, festa di San Bartolommeo, in sul far dell’alba, fu di ordine del re fatto, come dicono i francesi, il massacro, cioè 1’ uccisione, con quella furia e spavento della città, e di una città tale qual è Parigi popolatissima sopra tutte l’altre di Europa, che non basta alcuno a poterlo immaginare ; con essersi usata ogni sorte di rabbia e di furore, essendo comandato al popolo dal re, che ammazzasse e saccheggiasse; con grandissima maraviglia, anzi piuttosto miracolo, che abusando