10 RELAZIONE DI FRANCIA nostra, addì 24 di giugno giungessimo a Yillanuova (1), chef è un luogo quattro leghe lontano da Parigi ; del qual luogo per la maestà del re ne fu imposto che non ci dovessimo partir fin a tanto che ne fossero deputati quelli che ci avevano a venir incontro, e fin a tanto che altro non ne fosse stato fatto intender per sua maestà. Alli 26 del mese, avuto così in ordine, a ore diciotto ce ne montassimo a cavallo noi e tutta la famiglia nostra vestiti della miglior veste; e mandando prima avanti i cariaggi, i nostri si acconciorno a due a due, che per mia fè, Serenissimo Principe, parevano molto ben a vederli. E benché per nostre lettere abbiamo avvisato la Vostra Sublimità particolarmente del successo della entrata nostra e delle prime udienze avute dalla maestà del re e della regina, nientedimeno la in-tenzion mia saria di replicarle succintamente quando non conoscessi ciò esser molesto alla Vostra Sublimità, e per questo e per le cose che ho a dir dappoi, che sono di maggior importanza assai. Partiti dallo alloggiamento e messici alla strada per jactum teli dal loco donde eramo partiti, scontrassimo il principe di Salerno, il conte di Chiaramonte e il signor Onorato suo fratello, che sono figli del principe di Bisignano (2), 11 conte di Paluzza, il conte di Avellino, il signor don Giovanni de Luna, il signor Imberto da Seinse (?) e molti altri baroni cacciati dal reame di Napoli e di Spagna, che hanno pensione dalla maestà del re di Francia e assai buona reputazione nella Corte, che venivano per levarne dell’ alloggiamento. Con i quali non cavalcassimo una lega, che scontrassimo quattro ciambellani e tre maestri di casa del duca d’ Orleans con lutto il resto della sua famiglia, che ne ac-celtorno con grandissima dimostrazione di amore e onorificenza verso la Vostra Sublimità. Poco più oltra scontrassimo (1) Villeneuve-Saint-George, quasi a mezza strada da Corbeil a Parigi. (2) I principi di Bisignano e di Salerno, della casa de’ Sanseverino, erano, insieme con altri qui nominati, del numero di quei baroni, che per la congiura del 1486 fuggiti dal regno di Napoli si ricovrarono in Francia, e tanto contribuirono a determinar indi a poco Carlo Vili a quella fatale spedizione. Di questa famiglia di proscritti dice Commìnes : « Elle vivait un jour en cspèrance, » autre en conlrarielé, et fesait diligence en Italie. » »