Poiché io sono stalo ambasciatore per la Serenità Vostra e per le SS. VV. EE. al serenissimo Enrico re di Polonia, e ora re di Francia , e che la Maestà di Dio mi ha concesso grazia, dopo tanti accidenti, eh’ io sia tornato ai loro piedi, non mi sono scordato esser obbligo mio , secondo 1’ ordinario di tutti gli ambasciatori che ritornano alla patria , di dover dare quella più particolare informazione che per me si può di quel regno di dove io vengo e di quella nobilissima nazione, quasi direi dalla nostra Repubblica non conosciuta e a lei del tutto nuova , e dell’ onore ed affezione che quei popoli in pubblico ed in privato hanno sempre portato a questo Stato, benché non si sappia che in alcun tempo mai sia stato in Polonia ambasciatore ordinario di Venezia, e due soli straordinarj , già più di vent’ anni sono, per certe occorrenze di quei tempi (1). Per il che lunga ed ampia materia mi si porgerebbe di (1) Questa affermazione ci dà occasione di reltiticare un errore di Sebastiano Ciampi, il quale nel suo volumello intitolato Fio sculi historiae polonae, Puiaviis 1830, producendo un frammento di anonima Relazione di Polonia del 1560, dice sembrargli di un ambasciatore veneto. Se quell’uomo eruditissimo avesse avulo maggior pratica di questo genere di documenti, non ne avrebbe cavato tale inferenza, non foss’altro per le ultime parole della relazione, che sono queste: Io ho voluto scrivere tutta questa istoria sebbene non ne sono stato ricercato, perchè è natura mia voler esser informato di quello che tratto, et del tutto raquagliar li Padroni, quali servo, il che devono pigliare in buonà parte. E il fallo sta che questa di cui si traila è la relazione di un nunzio di papa Pio IV, come si ha da un codice della medesima, che si conserva nella Biblioteca Ambrosiana di Milano. In questo proposito dobbiamo anche avvertire che il chiariss. Cav. Cicogna nel riprodurre, nella sua Bibliografia Veneta l’avvertenza del Ciampi, soggiunge ed Relazioni Venete. 35