DI GIROLAMO LIPPOMANO. 1575. 295 molto più quando andò in Polonia, dove entrando nei confini fece due atti notabili coi quali si acquistò allora affatto granimi dei Polacchi. Uno dei quali fu, che passando per un luogo d’ una ricca e grande miniera di argento , ed essendogliene presentato un pezzo di molta valuta, secondo il solito di quel paese nel passare i re di là, egli negò di accettarlo ; ma essendogliene fatta istanza con affermargli che quello era come tributo di quei popoli, per non contravvenire all’ usanza del luogo ed al costume della sua natura, che è più inclinata al donare che al ricever presenti, lo prese e lo donò ad una chiesa del luogo medesimo con ordine che si dispensasse in riparazione ed ornamenti della medesima. L’ altra fu, che seguendo l’usanza del paese verso i loro principi, essendogli presentato da un signore, in casa del quale alloggiava, una gran quantità di vasi d’oro e d’argento, alla prima medesimamente non volle accettarli, allegando che non era costume dei re di Francia il pigliare dai loro sudditi doni di tanta importanza ; ma replicando quel signore che come re di Polonia poteva ben seguire lo stile dei suoi predecessori di Polonia, disse finalmente che voleva soddisfare a sè ed a loro, •ed accettatili li donò al figlio di quel signore che glieli aveva donati, che era presente. Ma questo è niente rispetto alle operazioni che fece dopo che fu incoronato, poiché non solo donò gratis quegli ufficj di palatini e magistrati per i quali gli altri re di Polonia avevano in dono 50 e 100,000 fiorini per uno, ma diede anco l’entrate proprie della corona, delle quali non gli era restato che centomila tallari, come si è detto ; benché questa sì gran liberalità, che si può dir quasi prodigalità , vogliono alcuni che fosse grandemente aiutata dagli avvisi che di giorno in giorno aveva che il re Cristianissimo suo fratello non potesse lungamente vivere , e che essendo egli per ciò risoluto di andare in Francia, come ha fatto, si gratificasse in questo modo molti, i quali, stando egli lontano, gli conservassero il regno. La qual cosa tanto più si può credere, quantochò per un mese continuo innanzi la sua partita (come certo della vicina morte del re suo fratello) s’affaticò in fare azioni in tutto contrarie al suo genio ed alla