230 RELAZIONE DI GERMANIA mandamenti, si fanno portar le vettovaglie da lontani paesi, e in Ungheria si facevano portar fino d’Egitto, facendole condurre in Grecia, e per terra in Ungheria ; e dal paese pel quale passano con l’esercito non dubitano pigliar quello che fosse preparato per sostentamento de’popoli. Ma i principi cristiani hanno difficoltà a mantener uniti i loro eserciti lungamente per la gran spesa ; e per timore che i popoli non si sollevino, non vogliono dare licenza ai soldati che vivano di prede. All’incontro i Turchi pagano ordinariamente i soldati trattenuti anco in tempo di pace. Questi aspirano alla violenza e alla rapina, quelli desiderano la quiete c la giustizia ; ma non si può soddisfare ad ambe le parti, e quando si ha bisogno de’soldati, e non si ha da pagarli , conviene permettere delle cose, le quali non cessano d’esser inique perchè sono necessarie. Così ha fatto Carlo V , che lasciava lo stato di Milano esposto alla discrezione de’soldati per mantenere l’esercito ; così devono far quelli che sono ridotti in necessità di guerreggiare e di non poter pagare ; perchè mentre si vuol avere rispetto ai popoli si perdono le forze, si apre 1’ adito all’ inimico, e finalmente i paesi patiscono dai nemici maggior male che non averiano da’ proprj soldati. La milizia italiana in Ungheria è stata stimata , ed è riuscita ardita, ingegnosa e destra , come s’è visto che s’è esposta ai pericoli, alle fatiche e alle morti, che ha con invenzione artificiosa saliti i monti contro le cannonate, e condotto a fine imprese che dall’ altre nazioni non si osavano tentare (1) ; ma non ha ordinanza ferma, non resisteria alle picche degli Svizzeri, e difficilmente reggeria all’ unione e alla constipazione degli Spagnuoli. Gl’ Italiani sono senza dubbio d’animo più vigoroso, più alto, più intrepido, e di corpo più agile e meglio formato , ma manca loro 1’ ordine e la con- (1) Come fu 1’espugnazione della fortezza di Strigonia (Gran) nel 1595. Contribuirono alla difesa degl’interessi crisliani in Ungheria, oltre molti signori volontari, il granduca Ferdinando di Toscana, e il duca Vincenzo di Mantova, ma sopra tulli Papa Clemente Vili, che mandò a quella impresa 12,000 uomini sotto il comando di Gioan Francesco Aldobrandini suo nipole , e sovvenne F imperatore Rodolfo con ingenti somme di denaro.