DI TOMMASO CONTAMINI. 1 596. 239 contesa tra principi italiani subordinati all’Imperio, le commissioni imperiali non sono ubbidite se non quando si vuole , e l’ingerenza imperiale in questi affari non fa altro effetto che di nutrire le discordie ; e la concessione di nuovi titoli e di nuove investiture non fa altro che dare nuove occasioni di travagli e di nocumenti, come il tirare alcuno a ricorrere al-l’Imperatore è un indurlo a contribuire denari per quello che vuole. Alle cose fuori di Germania poco si estende l’autorità dell’ Imperatore , perchè non ha forza da farsi ubbidire , e se usa il re Cattolico come mezzo di castigare i disubbidienti a Cesare, dà reputazione a lui e la leva a sé ; e pare che Cesare sia pentito di certa convenzione secreta che ha con quel re, per la quale gli concedè facoltà di metter nelle terre pre-sidj come gli pare, secondo che d’Imola e di Correggio è succeduto. Imperlo In (¿crinanla, quanto giovi c quanto pregiudiclii. Carlo Magno instituí l'Imperio dandogli forma di repubblica, che ha l’imperatore per suo capo, ed è obbligala tutta a difesa comune. Gregorio Y papa instituí gli elettori dell'imperio, i quali quando hanno da eleggere l’imperatore si riducono in Francfort , e ivi fanno 1’ elezione. La forma del governo dell’ Imperio non è simile ai co-mizj di Polonia, perchè non vi concorre tutta la nobiltà del- lo stato come in quella , ma non vi entrano che i principi maggiori e minori, e le città ; i maggiori sono gli elettori, i minori sono tutti gli altri, però distribuiti in varj gradi. Non è simile alle diete dogli altri regni, come in Spagna sono le corti e in Francia gli stali, perchè non vi è tanta diversità di quelli che vi entrano come in Germania , e il capo di quelli ha maggior autorità che non abbia l’Imperatore. Questa non è congregazione di stati nè di magistrati, perciocché i suoi membri non hanno autorità di convenire o per suffragj o per determinazione dell’ Imperatore , ma per natura succedono con