DI TOMMASO CONTARINI. 159(i. 209 eleggere imperatore un principe così grande, che per sè stesso con le rendite de’ suoi stati sia bastante a sostener la dignità dell’ Imperio ; onde sono molti principi che non si curano d’esser imperatori, perchè sanno che o non potriano mantenersi nella spesa , ovvero sariano disprezzati ; e per questo rispetto si è lungamente conservato l’Imperio nella casa d’Austria. Delle forze «li Germania, e loro qualità. Le forze di Germania sono veramente grandi, c principalmente quando sono unite, perchè è piena d’ uomini feroci e dati all’armi, copiosa di cavalli e di lulle le cose necessarie per la guerra ; ma è difficile unirle per la diffidenza e gara che è tra’ principi. Si è conosciuta in parte la grandezza della Germania per la lega di Smalcalda (1), nella quale furono principali il duca Gioan Federico di Sassonia e il langravio Filippo d’ Assia , i quali principi, insieme con i collegati della confessione augustana , ebbero un esercito realissimo che passava 100,000 soldati tra cavalleria e fanteria, oltre l’esercito che ebbe Carlo V, favorito da alcuni principi cattolici ; secondariamenle per la lega di Svevia (2). quando scacciarono il duca Ilderico di Wirtembergh ; e al tempo di Massimiliano II, dell’anno 1566, quando fu preso Zighet da Solimano imperatore de’Turchi. La Germania per la sua grandezza vien stimata dagl’al-tri principi grandi, e ognuno procura d’averci qualche dipendente o pensionario. 11 re di Spagna ne soleva aver molti, ma adesso ne ha pochi, sapendo che quando vorrà spendere gli saranno dali de’soldati abbastanza. La corona di Francia tiene buona corrispondenza con l’eleltor Palalino, col duca di Wirtembergh e con gli altri che , per l’odio che hanno a’Spa-gnuoli, il re di Spagna non ha potuto guadagnare, e soleva spendere quel re in simili provvisioni o pensioni da 80,000 liorini 1’ anno. Non si possono unire le forze di Germania se non per via di Diete, e queste portano seco lunghezze e dii- (I) Veggasi il T. I di questa Serie a pag. 411. 2 Veggasi addietro a pag. 7. Relazioni Venete. 27