:JOO lìKLAZIOMi l>l POLONIA e con late dismembrazione e discordia dar occasione al Turco d’impadronirsene ; i Cattolici, veduta l’esclusione di Ernesto , e temendo di quanto ora si è detto, si voltarono a favorire la parte di monsignore d’ Anjou , accordandosi insieme' le tre fazioni Cattoliche, che ributtarono unitamente la Firlea , che voleva il l’iasto. il quale, vedendo questo, si ritirò co! palatino di Podolia suo fautore, e in numero di dodicimila con molta artiglieria si posero alla campagna, pubblicamente dicendo che quell^ elezione non doveva aver luogo per I’ assenza del duca di Prussia, il quale anch’ esso aveva mandato ambasciatori alia dieta , protestando di volervi intervenire, c non erano stati aspettati ; onde fu allora gran pericolo che si venisse al fatto d’arme. Ma essendosi inteso questo dalla fazione del duca d’ Anjou , fece bandire che chi era dalla sua banda dovesse mettersi una frasca alla berretta ed insieme difendere la sua opinione. Il che veduto la fazione Firlea, deliberò con tutti i suoi seguaci di acconsentire alla elezione di Enrico, dicendo che poiché credevano compiacere alla maggior parte, e per essere essi di potenza e di numero minore, se ne contentavano. Onde fu pubblicato re dall’ arcivescovo di Gnesna . al quale per antico privilegio spetta quest’ufficio, andando il senato e la nobiltà della città di Varsavia , cattolici ed eretici , tutti insieme nella chiesa maggiore, dove fecero orazione e resero grazie a Dio. Poi chiamarono subito gli amba sciatori di Francia , e con loro si trattò delle condizioni proposte a nome, del re ; al quale furono poi mandati tredici ambasciatori , che l’invitassero a venire a prender la corona e la possessione del regno. E cosi fece , stando in Polonia sino alla morte del re Carlo di Francia suo fratello; con la quale occasione si risolse di partirsene segretamente di notte in que sto modo. Aveva il re avuto per lettere della serenissima regina, madre di S. M., avviso della morte del re Cristianissimo, o che essendo necessaria la di lui presenza in Francia, facesse ogni opera par andarsene, e per l’Italia inviarsi quanto prima a quella volta. Per il qual rispetto ne scrisse il re all’imperatore , acciò gli mandasse un passaporto, e ne ebbe una