DI LEONARDO DONATO. 1573. 431 dirizzi sodo ad essi già tanto tempo incamminali, che non può quasi essere che non ritornino un grandissimo fondaco. Del governo particolare criminale e civile di questi paesi non è mia intenzione di dire, nè stimo importare all’ intelligenza della S. V. di sapere i loro usi e riti di fare giustizia. Ma tutta quella superiorità e signoria che appartiene a S. M. è esercitata da un solo governatore , ovvero reggente e capitano generale, che dalla M. S. è ordinariamente tenuto in essi stati ; il quale ha 1’ universal cura di tutte le cose di pace e di guerra con quasi quell’ autorità e rispetto che avrebbe il re stesso. E quest’ autorità si può esercitare da lui con ogni certa confidenza e rigore, vedendosi chiaramente esser proprio costume di S. M. di sostentar e difendere le azioni dei suoi ministri, almeno nell’esteriore, quantunque di essi non sia soddisfatta , con molta asseveranza. Dalla qual cosa a loro prov-viene da per tutto tal dignità appo i vassalli ed appo tutti quelli con cui trattano, ch’essi ministri non ponno desiderar la maggiore. Governatore c oggi il duca d’ Alva, prestantissimo capitano di guerra , e intendente ne’ maneggi di pace , del quale non occorre per ora dir altro, sennonché ha di provvisione da S. M. per questo governo, omnibus computatis, intorno a 40,000 ducati all’ anno , oltre gli ajuti di costa e varie sorte di mercedi, che a lui ed ai figliuoli sono di tempo in tempo fatte abbondantemente. La persona e. il nome di questo ministro è oggidì tanto dispiacevole ed esoso a tutti questi paesi per le acerbe c rigorose esecuzioni di giustizia da lui esercitate, che quasi da cadauno è veduto di mal occhio e nominato con maledizione. E perchè il suo modo di procedere è sempre altiero e intonato , ed il bisogno dell’ eccessive spese che portano oggidì seco quei paesi lo ha fatto molto attendere alle nuove imposizioni , perciò P odio concitato contra di lui s’è andato facendo ogni giorno maggiore. Ma quello che sopra tutte le cose lo ha reso nojosissimo a tutti è stata la sua sempre ferma disposizione , per non dir , come i Fiamminghi dicono , ostinazione , di voler loro imponere la gravezza del decimo; di modo che S. M. per levar a’ Fiamminghi , già in estremo esacerbati,