DI LEONARDO MOCENIGO. 1559. 113 il danaro che restava a riscuotersi dai particolari per le deliberazioni passate, dovesse esser riscosso, e questo e quello applicato alla fortificazione e difesa de’ confini, parendo che questo possa bastare stante la pace. Ha S. M. voluto replicare , avendo prima praticato ognuno in particolare con molto pregiudizio delia dignità sua ; però io credo eh’ ella si sarà avantaggiala di poco. Può mandar la Germania fuori del paese 100,000 fanti e 40,000 cavalli tutti in perfezione, e per difendersi ne avria numero infinito. L’animo di questi verso S. M. in universale non è buono, essendo ella d’altra religione e contrariando tutte le loro proposizioni in questa materia. Ora dovendo dire della persona della M. S. sarò molto ristretto, non lasciando però cosa che mi sia parsa degna della intelligenza di questo eccellentissimo Senato. Nacque l’imperatore in Spagna del 1503 a’10 di marzo , c fu continuamente tenuto sotto precettori fin che venne al governo, dopo la morte di Massimiliano, dell’Austria e altre provincie. È S. M. di statura meno che mediocre, di ossatura minuta , con così poca carne che appena 1’ ha coperta. Ha complessione collerica , e lo stomaco frigido, lo che ha causato eh’ ella si sia messa , dopo la morte della regina , ad un pasto al giorno ; ha la faccia lunga e d’ assai buon colore , l’occhio vivace , il pelo castagno, e il mento un poco infuori. Fa grandissimo esercizio, e affatica nella caccia, della quale prende gran piacere, e va ordinariamente lasciando per questa cose d’importanza. I giorni che S. M. attende al negozio ha talmente compartito il tempo, che ogni di fa le medesime cose ad un’ora ¡stessa. Si leva la mattina ordinariamente innanzi giorno ; dice due corone facendo esercizio per le stanze ; ode due messe, una per sé, 1’ altra per la regina , e nell’ apparenza mostra d’ esser religiosissimo , e mancheria ordinariamente piuttosto ad ogn’ altra cosa che a udir gli ufficj divini. È vero che a questa religione in tempo mio ha ella pregiudicalo con aver astretto le chiese, senza autorità del Pontefice, ad impegnar e vendere i beni per accomodarsi di danari, non avendo S. M. modo di cautare i particolari sopra i suoi proprj. Gode anco per un tempo i vescovati quando valiti,azioni Venete. 15