ni TOMMASO CONTABIM. 159G. 235 essendo congiunti con la fortezza , dariano gran comodità al-l’inimico. Cassovia ( Kaschau ) non è forte, e perduta Agria, non si poiria sostenere. Toccai è fabbricata secondo l’arte moderna , ed è buona fortezza, ma è lontana , e non può facilmente soccorrer l’altre. I Turchi non conducono fuori l’esercito se non dopo fatte le raccolte, così per presidiare tutte le piazze, come per prender le vettovaglie ; aspettano ancora che i cavalli non solo abbiano mangiato l’erba, ma siano rinvigoriti e restaurali da quella debolezza che suol causare l’erba suddetta; però si vede che non si muovono se non passato il mese di giugno, e non arrivano al luogo dell’imprese se non passato il mese d’agosto ; così facevano nelle guerre di Persia , così hanno fatto in Ungheria. I venturieri appresso i Turchi sono stimati una parte molto forte dell’ esercito, ma appresso i Cristiani alcuni capitani li hanno ricusati, come il duca d’ Alva e altri, perchè non sono ubbidienti ; fanno quello che vogliono , e pur bisogna aver loro rispetto per esser per lo più persone nobili, e per venire a proprie spese ; corrompono i costumi e gii ordini della milizia , e quanto al servizio che prestano, o possono prestare, sono di poco rilievo, perchè mandando una compagnia d’essi sono pochi, e mandandone molti insieme non si accordano , e danno travaglio per ogni verso. I raitri (1) si rompono facilmente con le lancie dei cavalli leggeri. Solevano già i raitri, quando cadauna fila aveva fatto il suo giro, ristringersi tutti insieme e aspettare l’assalto, squadrare le lancie che venivano loro innanzi, e poi, allargando la loro ordinanza, lasciarle entrare fra loro , e con le pistole e con l’armi trattarle male. Ma adesso le lancio non vanno più tutte unite in squadrone , ma divise in diverse e picciole squadre assaltano i squadroni dei raitri da tutte le parti, e li affliggono, e li sbattono, e li trapassano da un canto all’ altro, e li rompono con ogni facilità. I Turchi più facilmente che i Cristiani provvederanno al viver dell’esercito, perchè per l’autorità assoluta con la quale comandano, e per l’obbedienza con la quale sono eseguiti i co- (1) Da reiter, cavaliere.