DI GIOVANNI CORRER. 1574. 177 do le cose sue nel termine che si ritrovano , a giudizio de’suoi medesimi, tanto possiede dell’ Ungheria quanto le è permesso dal Turco ; e sebbene, non ostante le tregue, patiscano mille danni quei popoli dal Turco, e il paese sempre più si vada disertando , pure , secondo il proverbio , è meglio stato guasto che perduto ; però le mette conto scorrer così fin che Dio voglia. De’ principi d’Italia , Savoja è in onoratissima considerazione, e amato come congiunto. Ferrara , oltra 1’esser congiunto, è in particolare affezione di S. M. Con Fiorenza ha sdegno per il titolo , ma verso il principe ha buona volontà (1). Non ha Fiorenza a quella corte fautori aperti, anzi, rispetto a S. M., mostran d’esserle contrarj ; pure sa quel duca usare bonissimi mezzi per serrar la bocca a molti, nè manca di trattenere con officj e con presenti diversi principi di Germania. Rispetto alla Serenissima Signoria, presupposto un fondamento verissimo, non sarà diffidi cosa dedurne la conseguenza. E il fondamento è che tutte le genti di quei paesi, sian di che condizione si voglia , tengono per fermo che Vostra Serenità non sia ben disposta verso la casa d’Austria , non voglia la sua grandezza , anzi che in quello che potesse fosse per impedirla; e questa opinione s’estende tanto nel-l’imperatore quanto negli arciduchi ; però questa parte sarà comune a tutti. Che effetto possa far questa voce universale nell’animo di quei principi è facile da congetturare, perchè finalmente i principi veggono ed odono con gli occhi e le orecchie dei loro ministri, e per conchiudcre in due parole , si può dire , e così è tenuto da ognuno, che questa amaritudine, per non chiamarla assolutamente mala volontà , sia del tutto reciproca. Ben è vero che vi è questa differenza tra loro, che l’imperatore la dissimula benissimo, nè gli ambasciatori della S. V. possono dire se non d’esser ben veduti, quanto all’estrinseco, ed accarezzali dalla M. S. L’arciduca Ferdinando è più libero, (1) Massimiliano riconobbe finalmente a Francesco de’Medici il tilolo di Granduca (conferito a Cosimo da Pio V ) con diploma del 216 gennaio 1576. Hf.lazioni Venete. 23