DI DOMENICO MOROSIM. 1552. 77 con esso se la mantiene. Alcuni si sono mostrati a S. M. parzia- li, ma non ne han avuto il premio clic aspettavano, onde si tengono sprezzali. I principi cattolici dicono che S. M. non ha cura delle cose dell’imperio, e che patiscono per sua colpa, avendo consentito ai luterani, lo che ha apportalo ruina nella religione, e questo per ottener le sue voglie nelle Diete, e che essi han perduto lo stato. E vero che i principi cattolici ncll’estrinseco si dimostrano inclinati a S. M., ma lo fanno per favorir le cose della religione quanto possono contra i protestanti. Si dogliouo che S. M. dimandi sempre aiuto all’ Imperio , nè poi spanda il denaro a comodo di esso, anzi cerchi d’alienar ed usurpare, come ha fatto di Cambrai, dello stato del vescovo d’Utrecht, e d’altri luoghi pertinenti all’Imperio. Si lamentano che non attenda alle cose d’ Ungheria per assicurar da quella parte la Germania , per la quale impresa ot-terria tutto. Per queste cause nelle Diete difficilmente concedono a S. M. le sue domande. Monsignor d’Arras (1) disse parole in Dieta che significavano l’animo dell’Imperatore di mettere l’Imperio nel figlio, ma non gli riuscì ; dal che si può comprendere la poco buona volontà dei Germani verso di lui. Il popolo di Germania sta con timore , dico i protestanti, che Cesare li sforzi a vivere cattolicamente, per il che non gli desiderano vita , sperando che morto lui prevaleranno. La superbia de’SpagnuoIi accresce la malevolenza del popolo, perchè mostrano di sprezzare la nazion Germana , e l'odio passa in Cesare che ha introdotta quella nazione in Germania , e s’accrescerà quanto più si valerà di genti forestiere, perchè non si servendo de’ Tedeschi mostra di non fidarsi dì loro. Per queste cause è stato facile veder la Germania sollevata, presa occasione dall’esser l’imperatore occupato nella guerra di Francia c dall’esser essi sollecitali da quel re, il quale ha ritrovato disposizione negli animi. I confederati nella guerra contra Cesare hanno preso per pretesto la prigionia (1) 11 celebre Anlonio Perrenot di Granvelle, borgognone, conosciuto più lardi sotto il 1 itolo di Cardinal di Granvela , inizialo di buon’ora al servizio di Carlo V da suo padre Niceola, già cancelliere dell’imperatore.