REMI SULL’ADRIATICO 121 Se non vi fosse l’aiuto di due o tre idiomi per i vogatori nei quali bestemmiare, anziché ritornare a Zara sarebbero andati tutti e sette a farsi curar il fegato a San Pelagio, l’ospedale rovignese. Bepi approfitta del ritorno per dare un altro bacio ad Elena. Peccato che vi sia tanto sole; volesse fare un’eclissi. — Ora non si torna più! dovessimo morir di fame e sete! A proposito, la botte è piena? — Sembra di no. Meno male che ci si è accorti in tempo. Santa Caterina, i tuoi boschi profumati di resina, i tuoi viali infiorati di tulipani, di iris e di oleandri ci renderanno pesante e martoriata la via del ritorno. — Non ci pensar più, va là! — Guarda il mare quanto è bello! Viva il mar! Urla feroci, non coro d’uomini è il frastuono che si eleva stavolta al definitivo distacco della « Vittoria ». — Canta! Passerà anche la melanconia. Evviva il maaar ! Son marinaaar! Evviva l’amore!