REMI SULL’ADRIATICO 113 Torniamo al tramonto. Fosco è il cielo e lampeggiante. In terra la nave. È più sicura. Questa sera conquistiamo tutte le donne di Rovigno. Non sarà difficile, ma è sempre una bella impresa. Non è mezz’ora che, dopo cena, siamo sbarcati al molo, ed ognuno già passeggia con la compagna di avventura. Ma alle dieci son tutti ritornati al caffè dove la colonia attende. — Mi rovinate la piazza non combinando niente — protesta un dalmato locale. — C’è Ferruccio che farà per tutti. — Ma dov’è? Ecco anche lui che ritorna. Ha visto S. Eufemia e Rovigno tutta dall’alto. E mentre cercava individuare stelle fra le nubi, è caduto, porino ; era buio pesto lassù e tutta s’è sporcato la bianca divisa immacolata. Ritira l’apprezzamento falso il conterraneo ricreduto. Ma Bepi e Nardin, poi Massi ed anche la maestà del re si appartano. — A comperar l’amore. — Non vi riconosco più. Non siete degni della terra