BAILO A COSTANTINOPOLI 255 per sicurtà e mantenimento dell’ imperio, quando uno di essi succede al padre, far immediatamente morire tutti li suoi fratelli, pare in ogni modo gran cosa che in tanto tempo non si sia mai estinta questa discendenza, perchè di continuo vien mantenuta da un solo. Succedono questi nell’impero senza alcuna sorte di cerimonia, perchè non sono eletti nè coronati ; ma morto il padre, se bene per la legge de’ turchi, che in questo si conforma con la legge comune, doveria succedere il primogenito, tuttavia quello dei figliuoli, che primo degli altri si può metter dentro del serraglio di Costantinopoli, è chiamato imperatore e ubbidito da’ popoli e da’ soldati ; perchè, restando in mano sua tutto il tesoro del padre , può facilmente acquistarsi il favore de’gianizzeri, e con questi può metter freno a tutto il resto de’soldati e de’popoli. E perchè la forma di quel governo è fondata nella forza, ne succede che quello de’ fratelli che supera gli altri è tenuto e ubbidito per signore ; siccome anco è successo quando un figliuolo ha potuto discacciar il padre, in che non sogliono i turchi aver alcun riguardo. Di qui nasce che ordinariamente il Gran Signore, quando i suoi figli pervengono all’ età di poter portar I’ armi , non si assicura di tenerli appo di sè, ma li invia a qualche san-giaccato, dove se ne hanno da stare fino alla morte del padre, vivendo sempre in continuo sospetto; perchè siccome li padri non si confidano de’ loro proprj figliuoli, così anco li figli non s’assicurano del loro padre, stando sempre in grande spavento d’esser fatti morire, eh’è il misero fine che si cava dalla sfrenata ambizione e dalla gelosia del regnare; dal che nasce un’infelicissima condizione, e non vi è alcuna sorte d’amore fra padre e figlio, e molto meno fra figli e padre. Di questo poco amore si può attribuir la causa anco in qualche parte alla moltiplicità delle donne, con le quali hanno figli li turchi ; perchè potendo loro, per libertà della legge di Maometto, tener sino a quattro mogli, e mandar quelle via quando lor piace, e pigliarne dell’allre, e praticar ancora con tante loro schiave quante possono nutrire, non è dubbio