BAILO A COSTANTINOPOLI 143 zia a Vostra Serenità. Di qua nasce che le robe delli sudditi suoi mai non sono restituite, e che essi poveri sudditi, poiché sono condotti per schiavi, quando sono dimandati dalli rappresentanti di Vostra Serenità vogliono medesimamente che sia provato per testimonj turchi; la qual prova, se ho detto esser difficile nelle robe, dico esser in questo al tutto impossibile; perchè oltra le difficoltà che sono in quella, si aggiunge in questa la proibizione, che hanno dalla legge loro, di far liberare giaùri dalle mani di musulmani; talmente che si veggono camminare li poveri sudditi di Vostra Serenità con la catena alli piedi sopra la faccia delli rappresentanti suoi, li quali hanno poco modo di poterli aiutare; la qual cosa, per quello che sono informato, si osservava altramente avanti li presenti oapitoli, perchè era creduto alla parola di Vostra Serenità, ovvero delli rappresentanti suoi; e se ben è successo a me alcuna fiata il medesimo, che sopra la mia parola ne ho avuto alle fiate dal magnifico Ibraim bassà, al tempo che il Signor era in Persia , e che la Magnificenza Sua era governatore in Costantinopoli, avendoli io detto eh’ ella mi ere-dea in molto maggior cose ; e ne ho avuto da poi il ritorno del Signor in Costantinopoli con il mezzo del magnifico capitano, il quale mi ha fatto fede al magnifico bassà, Ch’ erano sudditi di Vostra Serenità; dico, se ben ne ho avuto qualche onesta quantità con li mezzi sopra detti, questi non di meno, rispetto a quelli che si vedono in Costantinopoli, e che sono nella Natòlia e nel resto del paese di questo Signor, sono una minima quantità. Questo modo di procedere che tengotìo turchi, oltra che è di molto danno alla roba e alla vita delli sudditi di Vostra Serenità, è anco, il che importa molto più, di poca riputazion sua. Però per il tempo che son stato a quella Porta, poiché non vedea modo di farvi maggior provvisione, non ho mancato con ogni mezzo, e per tutte le vie che mi sono state possibili, di liberarne quella più quantità che ho potuto, talmente che a laude di Dio e onor di Vostra Serenità ne ho liberato al numero di 472, li quali ho mandati di tempo in tempo nelle case loro, eccetto alcuni nova-mente venuti, i quali li ho condotti meco.