BAILO A COSTANTINOPOLI 317 solo , clic per l’informazioni clic io lio avuto da persone di molta considerazione, ho inteso per cosa certa che quando i turchi per 1’ accidente della galea erano in pensiero di falla guerra a questo Serenissimo Domiuio, avevano risoluto di mandar la loro armata all’ impresa di Corfù, non solo per la gran comodità che pretendevano di poter avere con inviar sempre nuove genti per via di terra in soccorso dell’ impresa, ma anco perchè sperariano di quel modo impedire che 1’ armata della Serenità Vostra non potesse dare alcun aiuto a Candia, e che per necessità quel regno avesse con poco contrasto a cader loro in mano. Conosco, Serenissimo Principe, Illustrissimi ed Eccellentissimi Signori, che l’importanza della presente relazione ricercaria più distinto e particolar ragionamento, e persona più atta e più intendente di me che ne trattasse ; tuttavia resto persuaso che si contenteranno della mia buona volontà. Perù parendomi d’aver toccali i passi più importanti, e sapendo che all’ imperfezione mia abbondantissima supplisce la molla intelligenza della Serenità Vostra e delle Signorie Vostre Illustrissime, per non abusar della loro molta benignità, voglio che tanto mi basti aver detto in questo proposito. Ma per non mancar di quell’ ufficio che si conviene, le supplico contentarsi d’ udir anco queste poche parole, che per obbligo di coscienza mi pare d’ esser tenuto a dover dire. Quando andai a Costantinopoli, ritrovai bailo della Serenità Vostra l’illustrissimo messer Paolo Contarini, che sia in gloria (1), il quale per la sua molta prudenza e destrezza era in molta riputazione, amato e stimato da tutti ; della persona del quale, contuttoché si ritrovi in luogo che non ha bisogno delle mie laudi, convengo nondimeno, per testimonio della verità e per consolazione della Serenità Vostra, dirle eh’ egli è stato degno suo ministro, e 1’ ha servita con sua molta riputazione. Ho lasciato in cambio mio M. Lorenzo Bernardo, gentiluomo di molto valore e di singoiar prudenza, del quale si (1) Morto noi giugno 1585.