140 SOMMARIO DELLA RELAZIONE 1)1 ANTONIO ERIZZO fra’cristiani; onde per questa causa, sì come ho sopra detto, si vedrà stimar assai da questo Signor, e con ragione, l’amicizia del re cristianissimo. La quale, siccome era stimata assai da esso Signor, così era bestemmiata da tutti gli schiavi e altri sudditi suoi, perchè diceano che questa tenea il Signor in continua guerra, per causa della quale tutti finalmente restano ruinati gli uomini da guerra, convenendo andar al campo, dove sono sforzati spender non solamente li suoi limali, ma anco indebitarsi sopra la vita, senza guadagnar cosa alcuna; il che lor succede anco contra il Sofì; e quelli che non vanno alla guerra convengon contribuire all’ avarìs per l’armata, la quale a richiesta di esso re cristianissimo si è cavata più fiate, e par che ora si cavi ogni fiata che il Signor fa campo da terra. Tale amicizia, continuata per alcun tempo fra questi principi, si può giudicare che dappoi la conclusione delle tregue fra l’imperator e il detto re cristianissimo debba scemar assai, perchè cessate le cause deve anco cessare 1’ amicizia ragionevolmente. Nondimeno ha dissimulato questo Signor, e ha dimostrato aver grate esse tregue, avendoli fatto communicare esso re essere seguite con mollo utile e ripulazion sua, sì come dalla risposta che gli mandò esso Signor per Yilmonte, ispedito poco dappoi, averà potuto vedere Vostra Serenità; ma non poteron già dissimulare molli delli ministri suoi, e tutti li altri di ogni qualità, i quali quando fu pubblicato quell’ avviso dalle lettere di Vostra Sereni là, che fu molti giorni avanti che lo dicessero i francesi, dicevano pubblicamente che li francesi avevano tradito il Signor, e li chiamavano Caini. Verso Vostra Serenità giudico che abbia buon animo, dico quello che gli può aver un principe naturai nimico della legge nostra, perchè non ha con lei alcuna concorrenza di stato, non concorrendo i principi naturalmente con le repubbliche ; e se ben ha alle fiate alcune differenze per conto di confini, queste non sono ora di qualità che gli possano alterar f animo, e lanlo più che par che si trattino e si concludano secondo il voler suo. Anche giudico che questo Signor non abbia mal animo verso Vostra Serenità, perciocché ha molte