BAILO A COSTANTINOPOLI 429 operare, ed io per debito mio glielo rappresentai; ma bisognerebbe assicurarsi che la spesa fosse impiegala in soggetto confidente, e non spagnuolo, come è riputato questo, e che in alcun tempo non si risapesse; condizioni che non si trovano in Turchia, dove non si sa celar per troppo tempo qualsivoglia gran segreto, e dove i benefizj per l’ordinario a gran fatica sono riconosciuti per più di un giorno solo, tanto è perfida la natura dei rinnegali, massime italiani, tra i quali si conta questo Giaffer. Col quale , nel tempo eh’ egli è stato alla Porta di ritorno di bassa di Tripoli, ho trattato materie dispiacevoli di ricuperazione di schiavi, onde non ho potuto introdurre seco confidenza, come l’ho avuta con gli altri soggetti grandi da mare che sono capitali in mio tempo a Costantinopoli. Il Cicala si è tolto in certo modo per impresa di voler negoziare con Vostra Serenità il concambio generale degli schiavi, al che io credo che essa non vorrà attendere, perchè quando la trattazione andasse innanzi esso pretenderla che la Serenità Vostra gli mantenesse la parola, sebbene egli in conto alcuno non la compirà ; oltre che per altri rispetti è da considerar se convenisse farlo ; onde per ostare a questa istanza saria bene che non stessero schiavi turchi sulle galee alla guardia di Candia, per la facilità che hanno di far sapere di loro a Costantinopoli mediante la frequenza dei caramussali, ma che si riducessero sulle galee che navigano in Dalmazia. Il medesimo Cicala m’impedì il primo anno la effettuazione della tratta dei grani che avevo ottenuta, perchè voleva essere inventore d’una importantissima gravezza ad imitazione delle tratte di Sicilia, ed io abbandonai la pratica per non introdurre cosa tanto pregiudiziale; e per altro verso si è abbondantemente conseguito 1' intento della Serenità Vostra , e si è supplito al suo bisogno. Nel che io ho fatto tutto il mio potere, come è benissimo noto a Vostra Serenità ed alli ministri alle biade d’ allora ; e l’opera mia ha servito a coadiuvare la diligenza grandissima che ha usato alla Canea il clarissimo signor Marco Antonio Venier, il quale con la sua acculala sollecitudine e graziosissima maniera ha tirato