ORATORE A IIAJEZII) II 35 Proposi la cosa delle saline, e dell'uomo che s’aveva da metter a Cattaro per riscuoter il dazio ; alle quali due cose Daut e Mustafà si mostrarono difficilissimi, dicendomi: Guardatevi, che queste saline e dazii non siano alla condizion di Zante, che non potevate farvi fortezza, e pure ce 1’ avete fatta. Al che risposi, che per altro non sera fatta che per salvar quel-l'anime dalla rabbia de’ corsali, e che in tempo di guerra era lecito ad ognuno fortificar il suo. E Mustafà soggiunse, che sapeva bene che la fortezza era principiata avanti la guerra ; ma io, vedendo che sempre più andava questa pratica inasprendosi, cercai con quel miglior modo che potei d’entrar in altro, e cominciai a deplorar li danni fatti in tempo delle tregue dalli turchi a’ sudditi di Vostra Serenità, ricordandoli tutti a uno per uno, secondo che m’erano stati fatti sapere nel corso del mio viaggio, e sopra quelli inferiti da Caradro-mis corsaro mi dilatai molto; il qual, come tutto il mondo sapeva, ha continuamente recapito nelli lochi del Gransignore. Loro all’incontro, levandosi con molta alterazione, dissero che s’avevano da doler de’ ministri di Vostra Serenità, che avevano cosi poco rispetto alle cose del Signor Turco, che era pur il giorno avanti giunto alla Porta uno, che portava al-une teste in un sacchetto tagliate per quelli da Schiro, di che mostrai meravigliarmi ; imperocché sapevo che tutti li rappresentanti di Vostra Serenità avevano ordini da essere inviolabilmente osservati, e avevano commissione di usare ogni cortesia e far ogni piacere a’ turchi, e che io avevo veduto che in molti luoghi erano stati benissimo, e con qualche danno di Vostra Serenità, eseguiti ; che pertanto loro non avevano causa legittima di dolersi, ma sì ben di conoscer la molta prontezza che aveva Vostra Serenità di conservar l’amicizia con la casa Ottomana. Con questo fu fornito il divano, non avendo voluto li bassà dar alcuna risoluzione alle cose sopradette , e facendomi intendere che sopra tutte le difficultadi parleriano col Gransignore, e quando fosse tempo d’ispedir me lo fariano sapere, mi licenziarono. Attesi poi a negoziar separatamente con tutti li signori bassà, e col mezzo di Ali cercai d’esser avvisato di quanto si trattava.