142 SOMMARIO DELLA RELAZIONE DI ANTONIO ERIZZO ministri alli quali sono indirizzati, perchè sempre partecipano delle prede, e di questo anco s’intendono con li più grandi, fanno poco conto di detti comandamenti e danno ricetto pubblicamente a detti corsari (1). La seconda, quando li malfattori non possono negare che siano uomini del Signor, perchè negano il fatto e vogliono che sia provato; il che è molto difficile poter fare, perchè succedono questi danni il più delle fiate in lochi ove non sono altri testimonj che quelli che hanno fatto e quelli che hanno patito essi danni; quelli che gli hanno fatti non è dubbio che non gli vogliono dire; a quelli che gli hanno patiti non è credulo, sì per essere interessati, come per essere cristiani, che loro chiamano giaùri, cioè infedeli, il testimonio delli quali non ammettono contro musulmani, che così si fanno chiamare, cioè fedeli. Finalmente usano la terza difesa , quando non possono negare li danni, e dicono che se ben li navili sono di Vostra Serenità, le robe depredate erano di uomini del Signor, e che giustamente le hanno potute levare; e chi vuol dire il contrario, gli bisogna medesimamente provare con il modo che ho sopra detto, il che quanto sia difficile fare l’hanno mostrato gli anni passati i danni fatti alla nave Barbara da Salabei (2), e quelli nelle acque di Corfù da Drogutbei , li quali, se ben furono e notabilissimi e manifestissimi, mai però non si ha potuto averne la rifazione per le cause sopra dette ; ancora che nell'una e l’altra di esse materie io non ho mancato con tutti li mezzi e con ogni diligenza e instanza possibile, sì come per più mani di lettere mie ne ho dato riverente notiti) Quelle poche volte che i comandant i hanno avuto fortuna, o l'hanno avuta per V esquisita diligenza de’ dragomani, o per accidente e miracolo (N. al marg.) (2) Ssali Reis, beglerbeg di Algeri. — Riporto il relativo capitolo della commissione rilasciata all’Erizzo li 13 aprile 1554: — « Se ben alli precessori » tuoi abbiamo commesso che dovessero con ogni mezzo procurar la restituzion » e reintegrazion dello robe tolte per Salabei dalla nave Barbara, nondimeno » non avendo finora questa materia avuto quel fine che ricerca la giustizia e » che noi desideriamo per indennità de’nostri sudditi, ti commettemo che quan-» do sarai introdutto alla presenzia di quel Serenissimo Signor debbi, con » quella forma di parole che a te parerà, esponer la cosa a Sua Imp. Maestà, » procurando la reintegrazione, la qual vogliamo che abbi a core e solleciti con » ogni diligenzia, sì che la termini in bene, il che ne sarà molto grato ».