3(5 RELAZIONE DI A. GRITTI Audai primieramente da Acmat visir, col quale mi lamentai gravemente, dicendoli che, avendomi lui data cosi gran speranza di ottener dal Signor Turco ogni cosa ragionevole, m’ aveva fatto intraprendere un negozio di tanta importanza, e aveva fatto ch’io in tutti li ragionamenti miei avuti con questo illustrissimo e sapientissimo Senato avevo affermato che col mezzo di Sua Maestà, la qual conoscevo affezionatissima a questa Repubblica, si concluderia non pure questa paòe, ma eziandio s’ avvantaggiariano le cose di Vostra Serenità, e che ora trovandomi ingannato, e parendomi aver mentito al mio principe , non sapevo con qual faccia tornarli al cospetto. Comprendevo, Serenissimo Principe, che di queste mie giuste lamentazioni il bassà ne sentiva nell’ animo travaglio ; il qual mi disse, dopo molte sue escusazioni, che vorria se li potesse veder il cuore acciocché s’ avesse certezza dell’ animo e disposizion sua ; ma che un servitore non poteva metter le mani nella roba del padrone, che in molti pericoli aveva messo l’onor suo per ridur questo negozio a buon line, per il che gli erano state fatte tante e così gagliarde riprensioni, che riducendosele a memoria li veniva fastidio, che aveva già ridotto a buon punto ogni cosa, sì come m’ avea scritto e promesso, e quando il segretario non avesse tardato tanto a andar a Costantinopoli, e il generai non fosse andato a Santa Maura, ogni cosa saria passata secondo il suo desiderio, nè mai saria stata fatta la più gloriosa pace per Vostra Serenità di questa. Mi raccomandò che facessi officio con li altri bassà, e che con quelli m’affaticassi, perchè, trovandosi buona disposizione nel Gransignore, si met-teria assestamento a molte cose, che in questo primo congresso erano parse difficili. Andai dopo dal magnifico Mu-stafà, il quale avendo inteso che io ero stato da Acmat, mi aspettava, e nel primo ingresso m’addimandò che risposta avevo avuta da Acmat ; al che risposi, secondo l’ordine datomi da Sua Magni ficenzia, dolendomi che da Sua Magnifi-cenzia avevo avuto risposta inaspettata, e non conforme a quella speravo riportar da Sua Magnificenzia. Qui feci lungo ragionamento, dimostrandoli che non si doveva dinegar a Vo-