170 DELAZIONE DI ANDREA DANDOLO sue poco oneste spese, di gran lunga maggiori delle sue forze. Di qui nacquero alcune sue lettere scritte in questa città contro di me, piene di false imaginazioni, e tra le altre dicendo che io, contro ogni onestà e dovere, aveami accomodato delli danari di Vostra Serenità. Laddove per far conoscere e la mia realtà e la sua falsità a Vostra Serenità e a VV. II. SS., ho presentato li miei conti al li magnifici signori tre Savj, per li quali non solo chiaro si vede che quanto questo secretano ha detto di me è falso, ma di più che io ne vado per essi conti creditore; nè questo nasce però perchè io abbia guadagnalo mentre sono stato in servizio di Vostra Serenità in Costantinopoli, ma per far conoscere a Vostra Serenità e a Vostre Illustrissime Signorie la innocènza mia, avendo con mio grandissimo interesse, per sostentare il grado eh’ io teneva e 1’ onor e grandezza di Vostra Serenità, in più volte e per diverse occasioni tolto a cambio grossa somma di danari con infinito danno e ruina di casa mia; tra le quali occasioni una fu questa, che dal giorno della morte del cla-rissimo bailo (ino al tempo che per Vostra Serenità mi fu scritto e comandato che in nome suo come vicebailo negoziassi a quella Porta, che fu il corso di mesi tre manco sei giorni, fui astretto a tener la medesima famiglia e far la stessa spesa che faceva e teneva il bailo morto, perchè d’ogni parte risonavano le voci di quei turchi, che dicevano: Se ben è morto il bailo, non è però morta la Signoria di Venezia; onde mi parve non far nessuna alterazione nè diminuzione di spesa nè di famiglia, se prima non leggeva una mano di lettere di Vostra Serenità. E, a questo passo, con ogni debita riverenza supplico la Serenità Vostra e le VV. II. SS., che per la molta spesa avuta per li tre mesi meno sei giorni sopradetti, mi sia contato il salario medesimo che è solito darsi alli clarissimi baili, acciò eh’ io possa in qualche parte, per grazia di Vostra Serenità e di VV. II. SS., sollevarmi dalli molti interessi e danni avuti, come di sopra ho narrato. Giunto poi il clarissimo messer Daniel Barbarigo nuovo bailo, che fu ai 12 di luglio passato, subito consegnai a Sua Magnificenza clarissima tutti li danari che mi erano avanzati, e le scrit-