CENIVI BIOGRAFICI MORIVO A MARCANTONIO DONI1VI Vuoisi che la famiglia segrelaresca onde usci Marcantonio Donini fns se di origine fiorentina. Fu egli riotajo della cancelleria ducale, e segretario del bailo Antonio Erizzo, come rilevo dalla terminazione de’Pregadi, del di 8 aprile 1557, che prescrive al Donini di recarsi appo il sangiacco di Clissa per ottenere che alcuni villaggi del territorio di Sebenico occupati dai turchi fossero riconsegnati alla Repubblica ; la commissione della quale lo si munì a quest’uopo reca la data del successivo 22 aprile. Elettosi nello stesso anno ambasciatore ordinario al sommo pontefice Paolo IV Alvise Mocenigo, e datogli la commissione addi 26 febbraio 1558, il Donini gli fu destinato segretario. Ma fu ben presto richiamato da Roma, conferendoglisi invece la carica di segretario a Costantinopoli, sotto il bailo Girolamo Ferro. Sennonché, morto il Ferro, levaron rumore, e colà ed a Venezia, le accuse scagliate dal Donini contro il Dandolo vicebailo ; le quali pare non fossero del tutto infondate, se al Dandolo niuu importante carico venne affidato dappoi. Obbligato il Donini a ricondursi a Venezia, per terminazione del Senato, de’ 2 maggio 1562, lesse una relazione , ove si manifesta la mira di far vedere che il peso del vacante bailag-«io sopportato aveva egli solo ; mentre quella più concisa del Dandolo è notevole, come abbiamo veduto, per gravissime imputazioni a carico di esso Donini. Il quale , a schermirsene , presentò una scrittura al Senato dimostrando non sussistere i fatti allegati in ¡svantaggio suo dal Dandolo, ma bensì quelli che egli in danno del vicebailo notificati avea nei dispacci. Questa ruggine fra due uomini, che del pari godevano la stima del governo, ci porge un deplorabile esempio, fortunatamente peraltro quasi unico, di acerbi rancori fra’varii membri di una veneta ambasceria. Il che dee viemaggiormente sorprenderci in quanto, scorrendo le altre relazioni, veggiamo invece come sempremai regnasse la miglior concordia fra’ cittadini che lo zelo del pubblico servigio riuniva in un medesimo paese straniero, ove una sola meta tendeano tutti di conserva a raggiungere, per non rendersi indegni della fiducia che la patria aveva in loro riposta. Di questa relazione del Donini abbiamo stimato conveniente recare la sola parte politica, omettendo quella che verte meramente intorno ai minuti particolari del suo operalo in Costantinopoli, il cui tenore di troppo si dilunga dallo scopo della presente pubblicazione.