BAII-O A COSTANTINOPOLI 365 con le armi, affatto lontane dai piaceri e dalle delizie. E la maggior parte dei grandi che non si lasciano trasportare , come fa Sinan bassà, dall’ impeto d’ una furiosa natura albanese odiosa a tutti , desiderano e persuadono la pace, massime in paesi lontani, e dove dubitano poter trovare contrasto gagliardo, amando viver nell' ozio per non si sottomettere ai pericoli della guerra, e per godere quietamente le loro ricchezze, accompagnate da ogni sorte di superfluità, oltra che sperano d’ avvantaggiare lo stato della lor condizione, più con la presenza adulando alla Porta, che col merito e con la fatica delle armi stando lontani; effetto che nasce dalla condizione del presente governo, dove I’ utile è il principale oggetto di tutti quelli che hanno in esso qualche autorità. I quali, insuperbiti per la grandezza delle forze turchesche, formidabili per sè stesse e accresciute ancora per le discordie dei cristiani, sono in ogni luogo insolentissimi; il che è causa che il negoziar con essi sia a questo tempo grandemente difficile, e per nostra maggior pena pare che la fortuna si mostri sempre favorevole e propizia ai voleri ingiusti. Queste sono le considerazioni che io stimo degne d’essere intese dalla Serenità Vostra e dalle Vostre Illustrissime ed Eccellentissime Signorie intorno alle forze del sultano Amurai, presente imperatore de'Turchi, il quale secondo il costume antico ha per capo del governo nel suo imperio il primo bassà, che comanda e provvede a quanto bisogna con suprema autorità, non potendo gli altri impedirlo, e neppure aprir bocca alla presenza del Gran Signor se non fossero ricercati da esso, lo che però non si usa di fare. Questi nella prima istituzione solevano esser quattro, poi accresciuti a sei, e quando io arrivai in Costantinopoli erano, per occasione della guerra di Persia, ridotti fino a otto; dei quali quattro soli si trovavano alla Porla, servendo gli altri fuora in diversi luoghi. Ma siccome per lo passato il primo solo, come capo del governo e che ha cura del sigillo del re, serviva con assoluto dominio, non potendosi per altra via fare intendere i proprii bisogni al Gran Signore, al quale esso li rappresentava quando e come gli pareva, risolvendone la maggior