DI PAOLO TIEPOLO 161 trovandosi chi ritorna in Spagna e chi muore, vanno in modo mancando quei pochi che vi sono, che in breve tempo si crede che non ve ne debba restar alcuno. Gl’Italiani non sono lant’ odiati perciocché si trovano più trattabili ed umani, ma però in quella corte hanno grandissimo disavvantaggio, perciocché con tutto che alcuni siano sudditi del re al pari dei Tedeschi, Ungheri e Boemi, non bisogna però che sperino avere gli onori grandi e li beneficj che si danno a queste nazioni, anzi più tosto hanno da aspettarsi disfavori e torti intollerabili ; la qual cosa genera una pessima contentezza d’ animo nella maggior parte degl’italiani sudditi del re; e nel tempo mio alcuni de’principali, de’quali doveva far conto, si sono partili malissimo sodisfatti, onde pochissimi Italiani restano in quella corte. Il Turco, come si sa, è l’antico naturale e maggior inimico che abbia il re, col quale quasi per trenta anni continui ha avuto guerra, perchè poco sempre mai si sono osservate le tregue, onde sono intravvenute tante offese, tanti danni, tante perdite di stati e di regni. Ma perchè 1’ utile e non 1’ odio è quello che suol governare li principi savj, con nissuno vorria il re più volentieri aver pace che con lui, per ottenere la quale già tant’anni ha tenuto ambasciatori suoi a Costantinopoli, e si contenterebbe pagare un grosso tributo ogn’ anno per quella parte d’ Ungheria che gli resta (1). Segue al Turco la regina Isabella (2) col figliuolo, la quale è odiata dal re perchè non solo non ha osservato le convenzioni fatte col re Giovanni suo marito, non avendo voluto dopo la sua morte cedere la Transilvania e l’Ungheria, coma era stato accordato, ma ancora nuovamente, contra i patti da lei medesima conclusi ed approvati, ha occupato (1) Il tributo fu pattuito nel 1562 nella somma di 30,000 fiorini d’oro, ma la pace definitiva non fu fermata che nel 1570 da Massimiliano II. (2) I)i questa regina è discorso nella preced. Relaz. a p. 93 e altrove. Voi. Vili 21