DI PAOLO TIEPOI.O 155 non si fida punto di lui, perchè più volte richiesto ed instato non gli ha voluto dar mai il governo di Boemia, ma più tosto ha tenuto in quello oltra dieci anni il principe Ferdinando suo minor figliuolo, che non può aver alcuna azione in quel regno ; la qual cosa causa poca buona concordia e amore tra’ fratelli, perciocché il re Massimiliano , benché quanto più sia possibile lo dissimuli, reputa che il fratello gli faccia grandissimo torto in occupare il luogo dovuto a lui, e mentre eh’ egli in Boemia sta con tutte le grandezze e piaceri, astringa lui a vivere poco contento a Vienna appresso il padre , quasi come privato. Le parole inoltre poco prudenti di alcuni cortigiani del principe Ferdinando , le quali non può essere che a lui non siano riferite (poiché io da loro tante volte 1’ ho udite ) possono infinitamente sdegnare l’animo suo, perchè dicono il principe Ferdinando essere così grato alla Boemia, che tutto il regno lo desidera per re, e che lo sarà se lo vorrà. Benché poi dove nasce sospetto dal dominare non vi possa esser amore, nientedimeno nelle dimostrazioni estrinseche, quando detti fratelli si trovano insieme, può parere che sia tra loro ogni amorevolezza e confidenza. L’ animo di questi fratelli verso la Serenità Vostra non posso io congetturare se non per quelle vie, che congetturerò qui appresso quello di S. M. ; ma solamente per ora posso dire, che il re Massimiliano fa più d’ogni altro buona dimostrazione, perchè nelle cose, che gli possono occorrere secondo i disegni suoi, conosce molto bene che potria venir tempo, nel quale avesse bisogno dell’ amicizia e favor suo; però non son alieno dal credere che egli, quando potesse , con qualche beneficio cercherebbe volentieri di guadagnarsi ed obbligarsi l’animo di Vostra Serenità. Ora per dire alcuna cosa della Corte, tiene il re per la guardia della sua persona circa cento venti uomini armati a cavallo a uso di Alemagna, che si chiamano arceri, che