DI MARINO CAVALLI 95 sicurarsi, e s’impadronì esso di Buda e di tutte le altre fortezze, che gli poterono venir in mano, dimandando alli grandi d’ Ungheria che rumassero le altre. Le quali operazioni furono di sommo discontento al Frate, vedendosi così di grosso ingannato del pensier suo, e a tutti li altri apportò grandissimo dispiacere e timore, dal che ne nacque il necessario accordo di tutto quel regno al servizio del re de’ Romani, che fu poi cagione di far ripigliar speranza a S. M. di far nuova guerra, giudicando, col favor di tutti li Ungheri, esser facile impadronirsi di tutta 1’ Ungheria , massime sapendo certo che pel pericolo grande in che stavano tutti li Stati suoi ereditari, essendo li Turchi così vicini, li sudditi suoi sariano forzati di pagar quanti denari e conceder quanti aiuti fussero dimandati. Il medesimo era per fare anco in Boemia con li Stati tutti oltre il Danubio, e sperava anco dall’impero favori grandissimi, avendone già avuto caparra nella Dieta di Ratisbona. Faceva poi fondamento grande sopra l’imperatore, che ritornando d’Algeri vittorioso dovesse in persona subito venir in Germania con molta gente all’impresa (1): con le quali ragioni fondamentali e speranze, concluse di rinnovar la guerra più gagliarda che gli fusse possibile, ed uniti in Lintz li commissari di tutti li Stati suoi (il che fu quasi al principio quando io andai a quella Corte ) , espose loro li pericoli ne’quali stavano tutti se 1’ Ungheria restava a’ Turchi, e narrò le speranze che aveva d’ ogni banda , mostrando la vittoria facilissima, e all’ incontro che se la guerra non si pigliava, sariano necessitati ben presto a lasciar le case e poderi loro a’Turchi, andando a mendicar il vivere per il mondo, ovvero, se pur questo non volesser fare, contentarsi di viver schiavi con tutta la posterità loro in perpe- (1) Son noti gl’ immensi disastri, che ebbe in vece a patire Carlo V in quella imprudente spedizione, e come, non appena tornato, si ritrovasse involto in nuove guerra con Francia.