318 RELAZIONE DI FILIPPO II. pigliare il grado di cavaliero del Tosone, del quale da’ministri di S. M. gli fu data intenzione (1). Si dolse poi l’ambasciatore suo, e da sè stesso e per ordini venuti da Sua Eccellenza, che non fosse stato invitato come gli altri ambasciatori all’ esequie della regina madre dell’ Imperadore , mostrando che S. M. fosse mal consigliata a pensare di volerla trattare come faceva l’Imperadore, che per esser esso duca feudatario dell’ Impero non usava di farlo invitare alle ceremonie. Quando poi il re con una lettera diede al duca notizia delle tregua conclusa col re di Francia (2), e che in essa non aveva potuto ottenere la recuperazione dello stato di Monferrato, scrisse il duca al suo ambasciatore che era stato bassamente trattato nei titoli e nelle parole, e che gli pareva essere stato tenuto come vassallo, onde gli era più volte caduto in pensiero di non far risposta alla Maestà Sua; e nella commissione che diede all’ ambasciatore suo di farne meco risentimento e di dover lealmente parlare con tutti quelli della Serenità Vostra, mostrò non solamente quella somma osservanza che alla Serenità Vostra è dovuta, ma di esser venuto in cognizione con tutti li suoi ministri, che niuna cosa gli possa tornare a maggior onore e benifizio che essere aderente a questo Serenissimo Dominio ; onde io con tutti quei modi che stimai convenienti, per segni di buon’affezione ed estimazione delle cose di Sua Eccellenza e di tutta l’illustrissima casa sua, gli corrisposi. La repubblica di Lucca dal re , e prima daU’Impera-dore, è stata tenuta d’ animo forte inclinato al re di Francia , e dall’ ambasciadore di essa fu detto che monsignor d’Arras per nome di S. M. Cesarea gli aveva usato parole molto acerbe, quando diede comodità di vettovaglia a Pietro Strozzi, che passò a Siena , e che dovesse scrivere a’ suoi (1) Lo accettò peialtro nel 1559. (2) Nel 155« a Vaucelles.