324 RELAZIONE DI FILIPPO II. di farla offensiva o difensiva, e insomma in qualsivoglia modo, dandomi il signor Ruy Gomez , come scrissi, larga intenzione che se le fariano cose accette , e certificandomi più volle che il re in ogni cosa ferri a non solo buona ed eterna pace con la Serenità Vostra , ma faria nell’ occorrenze quello che per la M. S. si potesse. E per dire ingenuamente alla Serenità Vostra e alle SS. VV. EE. quello che in tal materia mi va per l’animo, perchè fermare il giudizio non si deve in cose de’ principi, le quali sempre si veggono in mutamento , a me pare che la volontà del re sia con esse assai conforme in non desiderar la guerra. Ma il fine della Serenità Vostra e delle SS. VV. EE. è perchè esse tra tutte 1’ altre cose amano e stimano la pace come cosa ottima e divina, e considerato il fluttuare che fanno le cose del mondo , conoscono che ella torna loro al presente, e maggiormente può ritornare nel futuro in benefizio e reputazione ; mentre il fine del re è perchè non solo per la sua quieta e debole natura e inclinazione a cose piacevoli l’ama, ma perchè ella gli è necessaria molto per molte cagioni. Onde dal canto della Maestà Sua è da credere che la si manterrà, sì per la sua ben disposta mente, e sì per la considerazione dei nemici, che ordinariamente e per accidente ella si trova avere, come il Pontefice, duca di Ferrara, re di Francia, Turco e Mori ; ed ha di grazia a conservar Milano, e non è imperadore come il padre, che con tanti regni e paesi insieme è stato formidabile. E dal canto suo Vostra Serenità farà saviamente a conservarsi amica S. M. per diversi rispetti, e tra gli altri uno è che succedendo all’Imperadore il re de’Romani, dov’ei si volesse scoprire per le cose di Marano, S. M. Cattolica non solo non darà fomento al zio, ma farà ufficj che ne potriano apportare soddisfazione. Vi sono poi le cagioni del Turco ed altre, che in certi tempi possono dare da pensare assai ; onde 1’ avere 1’ amicizia di chi è padrone di tanti stati e