274 RELAZIONE DI FILIPPO II. vantaggiate dell’altre del regno, che male può ¡1 nemico accamparvi l’esercito per difetto dell’acque. Napoli poi, il cui circuito è ridotto al presente in cinque miglia, ha da una parte il monte con un castello nuovamente fatto, e dall’altra la pianura: la muraglia è grossa e ben fiancheggiata, e finita eh’ ella sia, si fa giudizio che debba essere delle grandi e belle fortezze di cristianità. Non è esso regno, come faria bisogno, ben fornito di munizioni , e nella città di Napoli si tiene solo un mediocre granare di vettovaglia , forse per la confidenza che tra tutto il regno non ne sia mancamento se non per stagione molto contraria. Gli uomini d’ arme del regno sono mille quattrocento, in gran parte gentiluomini, e tutti di bella e buona complessione di corpo, di cuor grande e d’intelligenza e valore. Hanno fatto prova nelle guerre di Piemonte, Toscana e Germania , e tutte le compagnie si trovano benissimo armate, e molto meglio fornite di cavalli, perchè vi sono delle razze assai, e ben tenute da’contadini e signori; e di quella del re, che è numerosissima di giumenti1, se ne prevagliono a conto delle loro paghe. Sono per lo più li cavalli napoletani di mediocre vita, non vaghi come li giannetti, ma più belli che li frisoni , forti e coraggiosi, ed usano di armarli in guerra di pettorale e frontale. I cavalleggeri sono ordinariamente duecento delle qualità predette ; vi è poi una compagnia di cento gentiluomini, la metà italiani, e l’altra metà spagnuoli, chiamati li Continui, anticamente deputati a far la guardia al Re, e il pagamento di ciascuno è di centocinquanta ducati all’anno, e trentasei per le tasse. Di gente a piedi si potriano fare ventimila fanti, ma faria bisogno trovare tutte le sorte d’ arme per ciascuno, essendo loro vietato il tenerne , e se verso S. M. fossero amorevoli, se ne potriano mettere tanti insieme, che le genti