DI MARINO CAVALLI 97 bedire porti loro una certa reputazione e grandezza al mio giudicio poco laudabile, e hanno un proverbio fra loro che : apud Germanos saepe commitlitur crirnen lesae Majestatis, il che forse procede dalla strana e diffidi natura di quella nazione, la qual loro chiamano libertà, che appresso di me è alli popoli e al suo Signore cosa di poco onore, e potria anco esser di molto danno ; perchè quando le deliberazioni sono ordinate e statuite ad utile comune, quello che è a favor del principe è anco di sicurezza e di profitto alli sudditi. Se volemo mo considerar che da molti anni in qua il re, avendo impegnate e vendute quasi tutte le entrate ordinarie , cava però per la guerra e per altri bisogni suoi tutto quello che gli occorre, e che mai gli è stata data alcuna risposta negativa a quanto ha dimandato , a questo modo potremo dire che possa assai, ed abbia dalli sudditi suoi quanto si possa avere, se ben glielo danno poco volentieri per le malversazioni che continuano, e per veder le imprese andar tanto in sinistro. Il modo che si tiene in ottener quanto si dimanda è, che avendo la Germania per naturai suo non solo reverenza alli nobili e Baroni delli paesi, ma quasi adorandoli ancora, sebben poco se lo meritano, questa reverenza li conduce tant’innanzi, che hanno più rispetto e più temono essi nobili che non il re stesso ; però conoscendo questo la M. S. si tiene benevoli e ben edificati li principali di questi signori facendogli ogni favor che possa, avendo infinito rispetto a far loro dispiacere sì in cose di giustizia, come in qualunque altra sorte; anzi con favorirli ad ottener li vescovati delli loro paesi, le abbadie e altre entrate ecclesiastiche, dandogli le prefetture con grossi salari, accettandogli nelli consigli con grosse provvisioni, e simili altri mezzi, se li fa devotissimi e affezionatissimi. Li quali poi nelle Diete vedendosi aver ordine di ricompensar il re di tanti benefici con la borsa d’altri e con l’autorità loro, sono li primi Voi. Vili. 13