DI GIACOMO SORANZO 35 ghezza è di novanta. L’aere è temperato assai, la terra sarebbe molto fruttifera se dagli abitatori vi fosse messa maggior cura. È in molte cose assai simile all’Inghilterra, se non che è alquanto più montuosa e più abbondante di frutti, e si dice che non vi nascono animali velenosi, e se vi fossero portati non viverebbero. Vi è gran copia di pecore e di altri animali per l’uso dell’uomo, onde si trae buona quantità di lana e di cuojo; ma le lane non sono così fine come le inglesi. Gli uomini sono per anco in gran parte selvaggi, ma li sudditi agli Inglesi sono per lo più civili, e di giorno in giorno si vanno più riduccndo all’uso del vivere d’Inghilterra. Li selvaggi vanno per ordinario così d’estate come d’inverno scalzi e vestiti con una camicia di tela tinta di zafferano, e lunga fino a terra, la quale rare volte si mutano, anzi per lo più se non è squarciata non se la cavano, e sopra vi portano un abito di panno grosso, come un mantello, e similmente vanno vestite anco le donne, e sebbene fra di loro vi è distinzione di nobili ed ignobili, però vanno tutti vestiti nello stesso modo. Abitano le loro case alla campagna e costumano di mangiar la carne sanguinosa, la quale arrostiscono in uno spiede di legno, ovvero la fanno bollire in un cuoio di bove concio al modo loro. Naturalmente sono assai religiosi e cattolici, dal che , nel tempo del re Edoardo VI d’Inghilterra, nacquero molte sollevazioni; pur acquetati per allora, di nuovo si sono sollevati contro la Regina, nè le vogliono portar obbedienza, ma si governano da per loro sotto un capo addimandato il Grand Onel, il quale ragionano di far loro re. Restano in mano della Regina li luoghi principali, il capo dei quali è Dublino. Ma il paese è quasi tutto alienato, e l’inverno passato furono mandate alcune genti per la ricuperazione, ma senza frutto alcuno, nè dopo si è fatto altro, ma solamente col negozio s’attende a ritornarli alla obbedienza , e tanto più che è comune che, senza grandissime