380 RELAZIONE DI SPAGNA flessione di bontà e di fede, è però dissimile in molte altre parti, in che sta la somma della grandezza de’ principi. Perchè il padre si dilettava delle cose della guerra, e ne aveva gran cognizione, e questo re ne ha poca, e non se ne diletta ; quello tentava le imprese grandi, e questo le fugge ; quello disegnava cose notabili, e le conduceva con tempo a suo gran beneficio, questo non disegna tanto alla sua grandezza, quanto all’impedire quella degli altri; quello non si lasciava mai indurre a far cosa alcuna per minaccia nè per paura, questo per sospetti leggieri ha donati via li suoi stati ; quello si governava in tutte le cose per opinione sua, questo per quella di altri, nè stima altra nazione più che la Spagnuola; con questi si trattiene, con questi si consiglia e con questi si governa, e contro il costume del-l’Imperatore, fa poco conto degl’italiani e delli Fiamin-ghi, e manco di tutti de’ Tedeschi. E sebbene intrattiene uomini principalissimi di ogni nazione nelli suoi regni, però non si vede che ne voglia ammettere alcuno nei consigli segreti, ma li trattiene solamente per le cose della guerra, e forse non tanto perchè faccia stima di loro, quanto per levare l’occasione a’ nemici di valersene. Per questo non ha mai ammesso il duca di Savoia, nè il duca di Parma nel consiglio di stato, ma solamente in quello di guerra, nel quale però entrano tutti i capitani principali e i colonnelli. Ammise ben D. Ferrante quando per mancamento di uomini lo condusse con quel titolo al suo servizio, ma non vi andava se non rare volte , e più per bisogno che si aveva di lui che per volontà che avessero di favorirlo. E monsignor d’Arras, sebbene è stato tanto adoperato dall’ Imperatore nelle cose grandi, e sebbene restò con quel suo grado con S. M., però non va in consiglio se non chiamato, e non viene chiamato se non quando s’ha da trattar cosa che abbia difficoltà o che non si possa nascondere. Sono adunque i consiglieri di Sua Maestà, oltre inon-