01 GIOVANNI MIC,MEI. 449 morte del re Enrico ( della quale, per dire il vero, nissun altro mostrò maggior dolore di lui ) troncò ogni suo disegno. Adesso con li Francesi è ridotto a termine che, o sia colpa sua o del poco giudizio de’ suoi ( che per la verità intendo non abbia presso di sè uomo che vaglia), andavano alla via di metterlo (per quanto mi riferì monsignor di Bor-diglion, governatore del re in Piemonte ) non solo in diffidenza ma in nimicizia col re. E già le cose erano tanto innanzi, che si facevano molto maggiori guardie in Torino e Chivas, per dove son passato, che non si faceva in guerra aperta, con una estrema gelosia dal canto de’ Francesi, nata da molti effetti seguiti dalla parte del duca, che saria lungo riferire. Questo posso ben affermare a V. S. per cosa certissima, che il duca, dopo la morte di questo re, ha messo innanzi un partito a’ Francesi per riaver Torino e Chivas , offerendo all’incontro la terra di Savigliano, la qual fortificava con molta diligenza ; e oltre quella, di donar e ceder in perpetuo la terra di Pinerolo , una delle cinque piazze tenute da’ Francesi, per esser vicina e comodissima al marchesato di Saluzzo, che è del re. E quando la cosa fu proposta nel consiglio, non solo non fu trovata buona , ma vi fu uno de’ maggiori principi che disse, che Dio lo guardasse che mai, mentre lui era al governo , si vedesse nè consenso nè sua scrittura nella restituzione o alterazione di alcuna di quelle piazze. E so ancora di più, che in vita dell’altro re, essendo fatto officio a nome del Papa col cardinale di Lorena sopra la restituzione di queste piazze, esortandolo che era bene, senza aspettare il termine di tre anni, di gratificare il duca ; il cardinale con viso turbatissimo rispose , che non si parlasse di questo, e mostrò di averlo molto a male. Le quali cose ponno assicurar Y. S. dell’animo de’Francesi verso il duca. Segue dopo Savoia, Firenze. Con questo in apparenza par che ora sia buona intelligenza, continuando il duca in Voi. Vili. 37 V