104 RELAZIONE DEL RE DE’ ROMANI la grandezza ed esaltazione d’altri e danno nostro. Ma concedendo che il condur queste merci forestiere riesca e sia utile, non so intender per qual ragione quelle che nascono nel paese di V. S., sopra le quali si può mettere quanti dazi e disponer come ne pare, le si lascino trar fuori senza condurle a Venezia e senza farle lavorar nelli paesi nostri; e questo lo dico sì per le sete come per le ferramenta e acciai del Bresciano, li quali solevano per costituzione tutti essere condotti in questa città, dove Siciliani, Toscani, Napolitani, Francesi, Spagnoli e Portoghesi venivano a levarli, mentre ora potendo esser cavati di Bresciana per ogni luogo, Genova è fatta capo di questo commercio. Io parlo per utile pubblico e senza interesse alcuno. Le Eccellenze Vostre, che meglio di me conoscono quanto queste cose importino, e che mutandosi ogni giorno il mondo è necessario mutar costumi e deliberazioni, potranno pensarci meglio. Si conducono anco da Venezia vetri tondi da finestre per il bisogno di tutti quei paesi, nè possono farne di meno per le stufe, le quali senza d’essi sariano oscure e fredde; ne fanno ben gran quantità in quelle parti, sì per le finestre come per il bever, ma non sono così lucidi. Il medesimo fanno de’saponi, che della cenere e de’ sevi de’ buoi e de’ castrati, in luogo di olio , ne fanno gran quantità, e lo vendono per 1’¡stesso prezzo che si fa il buono qui in Venezia, ma non fa però quell’istesso effetto che fa il nostro, anzi dopo lavati li panni, puzzano più che prima; e consumano gran quantità delli detti saponi e anco delli nostri assai, se ben tutto il contado e due terzi della città fanno senza. Conclusa dunque che fu la Dieta nel modo sopraddetto, il re non volle venir ad altre particolarità di denari o di gente per non difficoltar più il negozio suo, ma lasciò che si desse principio e ordine di trovar il denaro, e si partì per Stiria a’ 30 di gennajo. In questi ultimi giorni venne la nuova