246 RELAZIONE IJl FILIPPO II. tra gioje, argenti e tappezzerie, con altri mobili e denari contanti, più di centocinquantamila scudi. È opinione dei giudiziosi che o riuscirà cardinale , o sarà dal re trovato modo di adoprarlo in cose maggiori. Don Antonio di Toledo nella corte non è in alcuna stima appresso alcuno, se non per esser tenuto cavaliere di somma bontà, di quella nobil famiglia che è, e ricco di diciottomila scudi d’ entrata. È amato da Sua Maestà Regia per la purità dell’ animo e per essere nella conversazione dilettevole, ed amorevole verso le cose sue, e per non aver mai fatto segno d’invidiare la grandezza e favori eh’ ella ha fatto e fa al signor Ruy Gomez , come hanno invidiato diversi spagnuoli che non gli sono pari di condizione. Delle cose di stato poco intende, e poco ancora del-l’ufficio di cavallerizzo , e insomma pare un uomo idiota, e come si dice di grossa pasta. Don Giovanni Manrique, sesto consigliere e capitano generale dell’artiglieria in Spagna, e maggiordomo di Sua Maestà, è fratello del duca di Navarra, e la rendita sua è forse di quattordicimila scudi. È di età di quarantasei anni, ed in opinione di tutta la corte di esser cavaliero sincero , ma alquanto timido. Vive temperatamente, è liberale, ed ha alterezza spagnuola, onde parendogli d’ essere nel consiglio non solo il sesto, ma di non potere quasi niente, ha procurato il carico di maggiordomo del re, come fu dell’ Impe-radore, di che ciascuno della corte se n’ è maravigliato. L’ira suole indurre in lui alcuni subiti movimenti e fargli mandar fuori parole che danno dei disconci ai negozi, ma è assai veridico. È d’ingegno capace di cose grandi ; dimostra aver letto istorie , e parla la lingua italiana , e un poco la francese, la tedesca e la latina. Fa professione di conoscere non solo le cose di Roma, dove è stato ambascia-dorè, ma tutte quelle d’Ralia. Degli stromenti che si ado-prano in guerra, specialmente d’artiglierie, ne parla bene,