160 RELAZIONE DEL RE DE’rOMANI grandemente vagliono a muover quel re, vorrei poter dir molto bene, ma sono tutti Tedeschi, i quali naturalmente odiano la nazione italiana, ed alcuni delli paesi del re non si possono ancora dimenticare le guerre passate , oltra che l’avo del marescial principale di quella corte fu dalle genti di questo Dominio in Cadore decapitato, onde esso maresciallo, perchè resti di questo fatto memoria in casa sua, ha fatto dipingere un quadro con la testa dell’ avo mozza ; niente di meno egli mi ha sempre usato buona cera e cortesi parole , e il suo figliuolo è venuto con molta dimestichezza mattina e sera in casa mia, e gli altri consiglieri ancora mi si sono mostrati amici. Quanto poi alla disposizione dell’animo del Serenissimo Re de’Romani verso le nazioni e principi, è cosa difficile affermare quale ella sia , perchè non è chi possa perfettamente penetrare nel cuore e nel segreto dell’uomo, che per tante vie lo può nascondere e dissimulare; e il re, come prudente, non dice tutto quello ch’egli ha di dentro, nè lascia ben intendere gli affetti e passioni dell’animo suo. Però si convien andare per congetture fondate, parte sopra quel che si comprende che sentono i figliuoli e gli altri di corte, parte sopra le cause così vecchie come nuove, possenti a confirmare o alienar l’animo e la buona volontà sua verso alcuno. E per cominciar dalla Spagna, tiene buona inclinazione verso quella nazione così per esservi nato e vissuto lungamente, come perchè conosce quanto bene abbia servito questa gente industriosa e paziente, e quanto buon servizio gli potria fare nella guerra : ma sono li Spagnuoli per la superbia e insopportabile insolenza loro divenuti così odiosi non solo al resto della Germania e dell’Ungheria, ma alla sua corte ancora, che nessun’ altra nazione è al pari di quella mal voluta. Però il re non si può più servire della loro milizia, e in corte non si aggiungendo altri di nuovo, e tuttavia