DI GIOVANNI M1CHIEL 419 Vengo ora all’ultimo capo del denaro, riputato il nervo, come V. S. sa, della conservazione de’regni. Questo, in Francia, non consiste tanto nelle grosse entrate ordinarie ed es-traordinarie della corona, quanto nelli molti modi che hanno li re in tempo di guerra e altri loro bisogni, di valersi come vogliono; non solo perchè sieno signori e padroni assoluti de’loro sudditi e vassalli, ma per averli amorevoli ed obbedienti quanto più si può desiderare, con esser non pure amati, ma, come se fossero dei, riveriti e adorati; tanto che senza alcun pericolo d’alienazione o sollevazione di quelli, possono sicuramente valersi, insieme con la vita , dell’industria, della roba e di tutto quello che hanno, non altrimenti che se fossero tutti lor schiavi, tale è la devozione e riverenza che loro portano : lo che ricerca esser considerato per cosa non solo estraor din aria, ma singolare, non veduta in altro re nè principe cristiano, e stimata per una qualità, oltre l’altre, che accresce grandemente la potenza loro (1). Però, quanto alle entrate e modi onde ordinariamente il re si vale de’denari, dipendono queste cose, come la Vostra Serenità averà più volte inteso , e derivano da molti capi. Delli quali non essendo qui luogo, per non entrar in lunghezza, di darne conto particolare, essendone molte volle stato dato a sufficenza da altri, basterà solamente che io dica in universale, che in tempo del re Enrico, quasi fino nell’ultimo della guerra, hanno importato circa sedici milioni di franchi, sei milioni e mezzo, poco meno, di scudi d’ oro, contandosi al presente due franchi e mezzo per scudo. E questa, Vostra Serenità abbia per la vera quantità , sì come potrei mostrar per una nota eh’ io ho molto distinta e particolare di tutti li ricevitori delle provincie, che sono (1) « L’entrata ordinaria e straordinaria della corona non ho potuto » sapere, perchè ne ho dimandati molti, e ciascuno mi ha detto essere » tanta quanta ne vuole il re ». Machiavelli, Ritrailo delle cose di Francia.