424 RELAZIONE DI FRANCIA var il regno, che certo non può più, che di cavar il re di povertà e di miseria ; cose però che paiono contrarie ed incompatibili l’una con l’altra. Pur il tempo darà rimedio a tutto ; perchè, sì come con la guerra è venuto tutto il disordine, così non è dubbio che con la pace s’anderà riordinando; e la piccola età del re porterà comodità di parecchi anni, aggiunti di più li aiuti e provvisioni trovate ultimamente , e che si trovano ogni dì non tanto nella parsimonia (ancorché questa sia la più sicura, essendosi ristrette quasi, sino all’ estremo, come Vostra Serenità ha inteso , tutte sorte di spese ), quauto nella risoluzione di vender li beni temporali delle chiese, de’ quali è grandissima copia, che troveranno largamente compratori, e sarà cosa di grande aiuto e sollevamento, oltre il valersi di quel più che si potrà delle entrate ecclesiastiche, già avendo il Cardinal di Tournon offerto la metà delle sue ; e dall’ altra parte discendendo i creditori , massimamente li mercanti, ad ogni sorte di comodità. Perchè parlando del debito del gran partito, che importa, come Vostra Serenità deve avere inteso, meglio di quattro milioni d’ oro, e’ sarà quello che darà la norma e regolerà tutti gli altri. In questo li mercanti italiani, che sono creditori per la maggior parte (1), s’erano ridotti, ancorché duramente, per la disperazione in che erano stati messi, a contentarsi d’ esser pagati della metà in cinque anni a un tanto per anno, e che dell’ altra metà li fosse assegnato un’utile di cinque per cento, fino che fossero pagati ; in arbitrio del re, dopo pagata la prima metà, pagar anco l’altra con la medesima comodità, cessando allora 1’ utile. Però, ogni poco più che siano avvantaggiali, o con (1) Due grossi creditori di Enrico II erano i Capponi e gli Albizzi di Firenze; coi quali, e con tutti gli altri, capitalizzando alle scadenze le usure, per impossibilità di sborsarle, venne quel re ad aggravarsi per modo, che, sul finir del suo regno il solo onere annuale delle medesime oltrepassava l’ammontare delle imposte, che quarant’anni innanzi servivano a tutti i carichi dello stato. Veggasi Bodin, De la Itépublique, lib. VI sul fine.