Di quanto giovamento sia sempre stato ad una bene istituita Repubblica, Sereniss. Principe (1), Prestantiss. Padri e Signori miei Eccellentiss., sapere il particolar governo de’ potentati, 1’ animo e disposizione loro , la diversità dei regni, il sito e le parti delle provincie, i costumi e le varietà popolari, da Vostra Serenità, per la somma sua sapienza e da Voi, miei osservandiss. Padroni, è benissimo conosciuto. Quindi nacque l’antica e buona consuetudine della pubblica relazione, dai primi nostri progenitori sapientissimi introdotta , da’ vecchi necessariamente abbracciata , ed ora da questo invittissimo Senato confermata e posseduta. Proseguendo io adunque si lodevole usanza, con buona grazia di V. S. e delle SS. VV. EE., dirò in poche parole quello che in questa mia legazione da lei commessami ho osservato essere degno dell’ orecchie sue ed utile alla Repubblica nostra. Ed acciocché meglio intendere si possa questo mio ragionamento, lo dividerò in due parti principali, l’una relativa al viaggio mio, l’altra alla grande altezza di Enrico Vili, al modo del vivere e del governo del suo regno, nella maniera eh’ io 1’ ho trovato dal 1528 sino al 1531. (I) Il Doge Andrea (jritti.